lunedì 6 gennaio 2025

 Piovve, piove, pioverà? ( Parte seconda ) 

Analizzando le voci di spesa possiamo già immaginare l’emergere di un problema sociale, come fa un apicoltore di mezza età, che rimane senza risorse, a mantenere la famiglia? Che può fare un’azienda strutturata ad esempio rispetto ai dipendenti? 

Si possono immaginare interventi diversificati a tempo determinato utilizzando strumenti esistenti sulle voci: 

Manodopera, prepensionamenti, cassa integrazione in deroga, contributi figurativi come per  altre categorie di lavoratori. 


Carburanti, classificare i mezzi di trasporto aziendali, furgoni, fuori strada, ecc. come mezzi agricoli per permettere l’accesso ai carburanti agevolati e rivedere il decreto D.A. n. 174/2022  che stabilisce i livelli di consumo per alveare che possiamo definire ridicoli se non offensivi. 


Alimentazione, una voce che ha assunto un peso non indifferente nella gestione degli allevamenti, si può ritornare al sistema della denaturazione degli zuccheri per uso animale esenti dalle accise. 


Acquisto dei materiali di consumo, indispensabili nella gestione degli alveari, con iva ridotta 


Spese generali di gestione. In questa voce rientrano: 

a) mutui, è possibile un accordo con le banche per una dilazione delle rate con il pagamento dei soli interessi, come già attuato nel periodo del covid. 

b) Dilazione dei pagamenti delle cartelle esattoriali, senza interessi 


Se si volesse sostenere tutte le 2000 aziende registrate in anagrafe, con un patrimonio di circa 140.000 alveari, adottando un provvedimento che gravi su un unico capitolo di spesa, potrebbe essere difficoltoso disporre del necessario. 

Adottando il criterio di distribuzione degli impegni su fonti diversificate, come ipotizzato, si ha un aggravio limitato per ciascuna e se ne facilita la disponibilità. 


La messa in sicurezza delle aziende da sola non basta a risolvere il problema pedo-climatico- produttivo che possiamo vedere da un altro punto di vista, quello degli alveari e della loro gestione. 

Gli alveari vivono e producono in base alle risorse ambientali, si calcola che un alveare raccoglie annualmente circa seicento (600) chilogrammi di alimenti quali polline, nettare e acqua, di cui il 90% viene consumato per i fabbisogni dell’alveare stesso. 

La situazione contingente ci dice che l’ambiente non è stato in grado di soddisfare le necessità degli alveari attualmente in attività, il rischio di non sopravvivenza è reale; poiché non siamo capaci di governare il clima ne tanto meno di ampliare il territorio l’unica cosa che possiamo fare è ridurre il carico di alveari sul territorio, cioè ridurre i capi in allevamento. 

Sappiamo che gli allevatori di bestiame, i quali si trovano in una situazione simile, stanno reagendo macellando gli animali. 

Giustamente questa operazione ha l’aspetto di una perdita ma presenta diversi vantaggi, riduce gli impegni e rende gestibili gli alveari rimanenti, nella prospettiva di una futura ripresa rende possibile una produzione, inoltre facilita l’attuazione dei provvedimenti di sostegno di cui abbiamo detto. 

Le tecniche apistiche conosciute, di cui qui non trattiamo, ci permettono di ridurre i capi in allevamento minimizzando il danno. 

In apicoltura, come in tutti gl allevamenti, ci sono delle perdite annuali, che si attestano fino ad un massimo del 10% come conseguenza di varie cause, un’eventualità accettata consapevolmente dagli apicoltori. 

Tutti gli apicoltori sanno che sovraccaricare di alveari un pascolo comporta un aumento del consumo delle risorse disponibili e di conseguenza una riduzione della produzione pro quota che spetterebbe all’apicoltore, questo è il motivo per cui, per consolidata prassi, negli apiari si allocano come massimo circa cinquanta (50) alveari, inoltre la distanza tra gli apiari non può essere inferiore a due chilometri e mezzo (2,5 Km); infatti il raggio di volo produttivo di un alveare non supera i mille metri (1 Km), al di la di questa distanza il raccolto da produttivo diventa di puro sostentamento, al raggio di volo di 1000 metri corrisponde una superficie esplorabile di 314 ettari. La superficie agricola utilizzabile (S.A.U.) è in Sicilia di 1.387.521 ettari sui quali, in teoria possiamo allocare, secondo il criterio esposto, 220.940 alveari 4 contro un patrimonio registrato di circa 140.000 alveari, sottraendo dal valore totale le S.A.U. le superfici coltivate a : cerali, vigneto, oliveto e aggiungendo le superfici a prati permanenti, risulta una superficie S.A.U. totale di 1.236.921 Ha disponibile al sostentamento di 196.961 alveari. 

Rimane ancora da valutare in positivo la superficie non S.A.U. cioè quella che viene definita come incolto produttivo sulla cui estensione non abbiamo notizie precise, però è evidente che gli incolti possono giocane un ulteriore ruolo nell’economia apicola. 

Da questi ragionamenti e conteggi, basati su notizie statistiche aggiornate, risulta evidente che il territorio regionale sarebbe in grado di mantenere in produzione tutto il patrimonio apistico quale risulta dall’anagrafe apistica. 

Però dobbiamo arrenderci alla realtà: a causa delle condizioni climatiche avverse, il territorio non è stato in grado di mantenere gli alveari, la produzione nel 2024 è stata prossima a zero ( -90%) e ci sono anche realtà in cui gli alveari sono alla fame e aziende ben avviate costrette a chiudere. 

La disponibilità teorica calcolata, nella realtà viene anche rimodulata dalle abitudini degli apicoltori ad esempio, nei territori dei monti Sicani e delle Madonie, in gran parte pascoli demaniali, la conduzione è stanziale con apiari distribuiti a largo raggio e con un carico di alveari di circa trenta  (30) unità ha dato negli anni risultati migliori rispetto agli alveari nomadi che vanno a costituire apiari di grosse entità, affollando i pascoli tradizionali della sulla e degli agrumi, molto spesso senza neanche considerare la distanza tra apiari e in conflitto con gli apicoltori stanziali. Nell’ultimo decennio quest’ultimo comportamento è stato ulteriormente mortificato dal progressivo mutare delle condizioni meteo fino ad arrivare al disastro attuale (2024). 

Tutto ciò considerato la proposta di affrontare il problema di sopravvivenza delle aziende apistiche attraverso incentivi legati alla riduzione dei capi in allevamento, rimane una valida alternativa di resilienza.

Non potendo obbligare le aziende a delle scelte difficili e impopolari, occorre mettere in campo un strategia incentivante agganciando l’erogazione di aiuti, sotto le forme di cui si è detto, alla riduzione dei capi in allevamento dentro una forbice che va da un minimo del 20% fino ad un massimo del 50% rispetto a quanto registrato in anagrafe al 31.12. 2023. 

Rimane aperta la problematica del nomadismo selvaggio, al di fuori delle regole e del rispetto dei diritti di tutti. 

Un comportamento irresponsabile e nocivo anche per chi lo pratica, la mancanza di norme chiare e specifiche rende difficile anche l’intervento delle forze dell’ordine le quali, al di la di una mera constatazione, non hanno norme sulle quali basare i provvedimenti idonei a risolvere i casi di illegalità per i quali è stato richiesto l’intervento. 

La rimozione tempestiva dell’apiario illegale è indispensabile per la salvaguardia dei diritti dei danneggiati, infatti per le api è normale utilizzare un pascolo a disposizione, questo rientra nella loro natura per cui, un ritardo nella rimozione dell’apiario incriminato procura inevitabilmente un danno per gli apicoltori rispettosi delle regole

martedì 31 dicembre 2024

 Variazioni climatiche  Conseguenze ( Parte prima )

  Piovve, piove, pioverà? 


E’ tutta li, per i più, in queste tre parole, la causa principale  della mancata produzione dell’anno  in corso (2024)

.

Questa errata interpretazione, di senso comune, dei fenomeni meteo che agiscono sulle piante e quindi sugli alveari, travisa una realtà più profonda che è la principale causa del disagio delle piante in generale e la carenza idrica concomitante non fa che peggiorare la situazione.

Naturalmente l’assenza delle piogge autunnali e invernali impedisce principalmente la germinazione delle piante da seme spontanee e coltivate per cui, in prospettiva, vengono a mancare in parte i pascoli primaverili ed estivi.


Il motore di tutto questo  è senza dubbio l’aumento della temperatura del pianeta, un fenomeno  in crescita costante ed è misurabile, mentre non è aatto scontato e prevedibile verso quale equilibrio il clima del pianeta si andrà a stabilizzare.

Intanto, nel nostro piccolo, con gli strumenti limitati di cui disponiamo, possiamo provare a fare un’analisi puntuale, con dati di sicura origine, in una porzione di territorio definita della Sicilia preso a campione.

La scelta deriva dalla drammaticità dell’attuale momento che ci mostra tutta la fragilità  del sistema produttivo agricolo e, all’interno di questo, dell’apicoltura.


I dati climatici, dal 2015 al 2024, raccolti nella tabella ci mostrano chiaramente mese per mese , per un decennio, l'aumento delle temperature medie massime e minime.(vedi Tabella).

 Per iniziare occorre chiarire il rapporto piante-clima allo scopo prendiamo in considerazione le coltivazioni arboree e in particolare i fruttiferi.

E’ evidente che gli alberi, in generale, registrano con continuità i fenomeni climatici di cui hanno percezione diretta e continua e modificano la loro fisiologia come risposta alla sommatoria dei dati ambientali percepiti, piuttosto direi subiti.

Ad esempio attualmente, luglio 2024 gli agrumi, in seguito alle alte temperature e alla carenza idrica, sono entrati in protezione rallentando al massimo l’attività fisiologica.

Tornando a ciò che più interessa direttamente l’apicoltura, ad esempio ai fruttiferi, di cui sappiamo che:


-    le alte temperature invernali ne impediscono il completamento del ciclo vegetativo

-    mentre invece sono le ore di esposizione alla luce che ne governano la fioritura

di conseguenza abbiamo delle piante sotto stress che comunque fioriscono a tempo debito.

Lo stress si manifesta in fioritura con la scarsa o nulla produzione di nettare e polline e questo lo ricaviamo dal comportamento delle api le quali non mostrano interesse per queste fioriture, in particolare durante la fioritura degli agrumeti manca perfino l’aroma tipico dei fiori.

Ora se allarghiamo lo sguardo sull’agricoltura in generale, dove le allegazioni sono al minimo storico, sempre più ci rendiamo conto di come e di quanto i cambiamenti climatici potranno essere responsabili sulla futura carenza di cibo.

 

* (Dati climatici della provincia di Trapani dal 2015 al 2024 tratti da “ il meteo.it “)


Si prendono in considerazione, per ogni anno, soltanto le temperature dei mesi d’autunno- inverno che sono quelle che hanno più influenza sulla fisiologia delle piante, in particolare dei fruttiferi.*

 

anno

Gennaio

Febbraio

Marzo

Ottobre

Novembre

Dicembre

2015

8.4 / 15.6

9.1 / 14.3

10.5 / 17

16.8 / 23.8 

12 / 19.7 

6.9 / 16.6 

2016

8.2 / 15.5

9.6 / 16.6

8.6 / 16.6

16.5 / 24.7

13 / 20.3

8.5 / 16.6

2017

6.3 / 13.4

8.8 / 16.5

8.9 / 18 

15.7 / 23.4 

11.8 / 18.5

7.9 / 14.5 

2018

9.2 / 15.6

8.1 / 13

10.7 / 16.5

16.7 / 23.7

12.7 / 19.7

9.8 / 15.8

2019

6.5 / 13.2

6.9 / 14.6

9.1 / 17.1

17.1 / 25.5 

14.1 / 19.4

11.6 / 16.9 

2020

6.8 / 15.3

7.7 / 16.5

8.9 / 16.9

15.1 / 23

12.3 / 20.7

10.3 / 16.1

2021

10.1 / 14.9

9.1 / 15.9

9.1 / 16.1

17 / 23

13.3 / 19.1

10 / 15.2

2022

7.4 / 13.8

8 / 15.3

7.3 / 15.8

17.7 / 25.8

14.4 / 21.4

11.7 / 18.6

2023

7.3 / 15

5.5 / 14.8

9.6 / 17.9

18.1 / 27.3

14.9 / 22

10.3 / 17.2

2024

9.5 / 16.8

9.6 / 17.7

10.7 / 19

 

 

 

Leggendo in verticale, mese per mese, è evidente la tendenza ad una crescita costante della temperatura e nulla fa prevedere una prossima inversione di tendenza.


 In questo quadro come si colloca l’apicoltura?

E’ assolutamente riduttivo pensare all’apicoltura come produzione di miele, la presenza capillare degli alveari nel territorio ore all’agricoltura un servizio gratuito e fondamentale, l’allegazione dei fiori, per ottenere frutti e semi che alimentano, innanzi tutto, il ciclo produttivo agricolo e di conseguenza l’approvvigionamento alimentare della popolazione.

Salvare l’apicoltura è un imperativo categorico.

Iniziamo ad analizzare punto per punto le problematiche che emergono nel comparto apicolo. Dall’anagrafe apistica si ricava che in Sicilia operano circa duemila (2.000) aziende le quali gestiscono un totale di circa cento quaranta mila alveari (140.000).


L’annata apistica inizia in autunno con l’obiettivo di giungere alla primavera con gli alveari pronti per la produzione, Il calo produttivo di circa il 90% dell’anno in corso (2024) ha determinato una gestione degli allevamenti in grave perdita le cui voci principali di costo sono:

-     Manodopera

-    Carburanti

-     Alimentazione

-    Materiali di consumo

-    Spese generali di gestione

Volendo mantenere attive le aziende così come sono, nella prospettiva della futura stagione apistica (2024-2025), si può semplicemente prevedere il raddoppio delle necessità finanziare e allocarle tra le perdite aziendali.

Le aziende sono in grado di sopportare un tale impegno economico ?

Considerando che anche negli anni passati la produzione non è stata al top è facile immaginare un alto grado di dicoltà economica nella gestione.

Intanto constatiamo che, nelle varie pagine di vendita online, si moltiplicano le oerte di attrezzature apistiche usate, un segnale minimale ma significativo.

Risulta chiaro che non si può mantenere attivo un comparto con provvedimenti di emergenza per situazioni che di emergenza non sono e che, in prospettiva, si replicheranno negli anni successivi. Si deve cambiare ottica passando ad interventi di sostegno di carattere strutturale i quali si possono distribuire in diverse normative esistenti e che, oltre tutto, pesano meno sulla finanza pubblica, come vedremo.




















lunedì 30 dicembre 2024

 Anno 2025 

Da alcuni anni, purtroppo, non ho aggiornato questo Blog, adesso è giunto il momento di ricominciare. Non mancano certamente gli argomenti da sviluppre:  associazionismo, clima, sanità, tecnica, ecc.  

Sul frontre associazione si registra il successo dei Laboratori Sociali di Fai Sicilia- Federazione Apicoltori Italiani situati nelle tre provincie di Enna, Ragusa e Trapani. Un servizio a basso costo, riservato agli associati, che ha permesso a tanti piccoli allevatori  di accedere al mercato, alla luce del sole, passando da sconosciuti a soggetti economici con tutte le carte in regola, aziende che hanno trovato lo stimolo economico per la  crescita. Una opportunità sociale sostenuta dalle amministrazioni comunali di  Nicosia (EN), Scicli (RG), Valderice (TP) che, con lungimiranza, ci hanno affidato i locali idonei  all'estrazione e confezionamento dei prodotti dell'apicoltura; secondo i regolamenti sanitari i laboratori possono accogliere gli apicoltori residenti nelle provincie citate e in quelle limitrofe, in pratica possono servire gli apicoltori di tutta la regione (vedi mappa).



Le moderne attrezzature permettono di lavorare in estrazione circa 150 melari al giorno e di invasettare circa 600 vasetti da 500g /ora

Linea di estrazione è composta da: disopercolatrice, accumulo telaini, due smielatori da 48 favi

Invasettatrice ad ingranaggi computerizzata con piano ruotante  della ditta  Swienty



venerdì 14 ottobre 2016

Divulgazione culturale del Museo Pepoli (TP)

Per una diversificazione degli interessi dei visitatori della nostra provincia, si suggerisce una visita al pregevole Museo, voluto fortemente dal conte Agostino Pepoli per la sua città, che racchiude collezioni di grande pregio che vanno dai

domenica 28 febbraio 2016

Corso per la produzione del propoli

Corso di specializzazione nella produzione della PROPOLI er apprendere tutto quanto necessario alla raccolta e trasformazione della propoli.

venerdì 8 gennaio 2016

giovedì 17 dicembre 2015

Anagrafe Apistica Banca Dati Nazionale

FAI SICILA ha le credenziali per operare in banca dati per conto degli apicoltori, si possono inserire tutte le modifiche che gli apicoltori comunicano tramite e-mail,  ad esempio: numero di alveari, numero di postazioni, ecc., il  servizio è gratuito per gli apicoltori  che danno delega  accompagnata da un documento di riconoscimento valido.  Scarica il modulo per la delega

domenica 24 maggio 2015

Parliamo ancora di anomalie climatiche, a rischio gli alveari

A noi anziani, quando ci riferiamo ad avvenimenti del passato, alle volte ci capita che facciamo confusione con le date; per evitare questo antipatico inconveniente ho preso l’abitudine di riferirmi a due o più eventi dello stesso periodo, così che l’uno possa fare da “alibi” per l’altro.

mercoledì 8 aprile 2015

Apicoltura in difficoltà: l’annata 2015 si annuncia pessima

A parte dal 2003 cominciano ad essere misurabili le alterazioni del clima, sempre più intense con il passare degli anni. Da queste parti, Sicilia occidentale, in un passato non molto remoto, come in altri luoghi d’Italia, l’avvicendarsi delle stagioni meteorologiche e le conseguenti attività agricole, sono state descritte e scandite in modo sintetico e significativo da “detti popolari”, secondo un ideale calendario che relazionava, i lavori dei campi le ricorrenze religiose e

martedì 10 marzo 2015

Apicoltura e variazioni climatiche, la natura ci informa

In campo scientifico c’è, tra gli altri, un efficace metodo per mettere alla prova la validità di una teoria o il funzionamento di un sistema, il metodo consiste nell’esecuzione ripetuta di test in condizioni estreme “stress test”, per verificare la corrispondenza del reale comportamento con l’ipotesi teorica.
Il rapporto tra variazioni climatiche e apicoltura è mediato dal comportamento delle piante la cui vita è sicuramente influenzata dal clima ma è anche

giovedì 22 gennaio 2015

L’alveare fa i conti con il clima

Gli effetti spettacolari dell’aumento della temperatura media del pianeta sono periodicamente riproposti dai media; riduzione delle calotte polari, arretramento dei ghiacciai montani, maggiore frequenza e potenza degli uragani, il rapido susseguirsi di condizioni estreme, ecc.

venerdì 16 gennaio 2015

L’Apicoltura degli Equivoci sconvenienti

C’è un male oscuro che affligge l’umanità ed è curioso constatare come, quello che per i più può essere un male, per pochi è un bene e sono proprio questi pochi i quali, per indolenza o per difendere una posizione  prevalente, si oppongono all’innovazione, quale che sia, impedendo di fatto ai più di migliorarsi; è una storia vecchia quanto il mondo.