Variazioni climatiche Conseguenze ( Parte prima )
Piovve, piove, pioverà?
E’ tutta li, per i più, in queste tre parole, la causa principale della mancata produzione dell’anno in corso (2024)
.
Questa errata interpretazione, di senso comune, dei fenomeni meteo che agiscono sulle piante e quindi sugli alveari, travisa una realtà più profonda che è la principale causa del disagio delle piante in generale e la carenza idrica concomitante non fa che peggiorare la situazione.
Naturalmente l’assenza delle piogge autunnali e invernali impedisce principalmente la germinazione delle piante da seme spontanee e coltivate per cui, in prospettiva, vengono a mancare in parte i pascoli primaverili ed estivi.
Il motore di tutto questo è senza dubbio l’aumento della temperatura del pianeta, un fenomeno in crescita costante ed è misurabile, mentre non è affatto scontato e prevedibile verso quale equilibrio il clima del pianeta si andrà a stabilizzare.
Intanto, nel nostro piccolo, con gli strumenti limitati di cui disponiamo, possiamo provare a fare un’analisi puntuale, con dati di sicura origine, in una porzione di territorio definita della Sicilia preso a campione.
La scelta deriva dalla drammaticità dell’attuale momento che ci mostra tutta la fragilità del sistema produttivo agricolo e, all’interno di questo, dell’apicoltura.
I dati climatici, dal 2015 al 2024, raccolti nella tabella ci mostrano chiaramente mese per mese , per un decennio, l'aumento delle temperature medie massime e minime.(vedi Tabella).
E’ evidente che gli alberi, in generale, registrano con continuità i fenomeni climatici di cui hanno percezione diretta e continua e modificano la loro fisiologia come risposta alla sommatoria dei dati ambientali percepiti, piuttosto direi subiti.
Ad esempio attualmente, luglio 2024 gli agrumi, in seguito alle alte temperature e alla carenza idrica, sono entrati in protezione rallentando al massimo l’attività fisiologica.
Tornando a ciò che più interessa direttamente l’apicoltura, ad esempio ai fruttiferi, di cui sappiamo che:
- le alte temperature invernali ne impediscono il completamento del ciclo vegetativo
- mentre invece sono le ore di esposizione alla luce che ne governano la fioritura
di conseguenza abbiamo delle piante sotto stress che comunque fioriscono a tempo debito.
Lo stress si manifesta in fioritura con la scarsa o nulla produzione di nettare e polline e questo lo ricaviamo dal comportamento delle api le quali non mostrano interesse per queste fioriture, in particolare durante la fioritura degli agrumeti manca perfino l’aroma tipico dei fiori.
Ora se allarghiamo lo sguardo sull’agricoltura in generale, dove le allegazioni sono al minimo storico, sempre più ci rendiamo conto di come e di quanto i cambiamenti climatici potranno essere responsabili sulla futura carenza di cibo.
* (Dati climatici della provincia di Trapani dal 2015 al 2024 tratti da “ il meteo.it “)
Si prendono in considerazione, per ogni anno, soltanto le temperature dei mesi d’autunno- inverno che sono quelle che hanno più influenza sulla fisiologia delle piante, in particolare dei fruttiferi.*
anno | Gennaio | Febbraio | Marzo | Ottobre | Novembre | Dicembre |
2015 | 8.4 / 15.6 | 9.1 / 14.3 | 10.5 / 17 | 16.8 / 23.8 | 12 / 19.7 | 6.9 / 16.6 |
2016 | 8.2 / 15.5 | 9.6 / 16.6 | 8.6 / 16.6 | 16.5 / 24.7 | 13 / 20.3 | 8.5 / 16.6 |
2017 | 6.3 / 13.4 | 8.8 / 16.5 | 8.9 / 18 | 15.7 / 23.4 | 11.8 / 18.5 | 7.9 / 14.5 |
2018 | 9.2 / 15.6 | 8.1 / 13 | 10.7 / 16.5 | 16.7 / 23.7 | 12.7 / 19.7 | 9.8 / 15.8 |
2019 | 6.5 / 13.2 | 6.9 / 14.6 | 9.1 / 17.1 | 17.1 / 25.5 | 14.1 / 19.4 | 11.6 / 16.9 |
2020 | 6.8 / 15.3 | 7.7 / 16.5 | 8.9 / 16.9 | 15.1 / 23 | 12.3 / 20.7 | 10.3 / 16.1 |
2021 | 10.1 / 14.9 | 9.1 / 15.9 | 9.1 / 16.1 | 17 / 23 | 13.3 / 19.1 | 10 / 15.2 |
2022 | 7.4 / 13.8 | 8 / 15.3 | 7.3 / 15.8 | 17.7 / 25.8 | 14.4 / 21.4 | 11.7 / 18.6 |
2023 | 7.3 / 15 | 5.5 / 14.8 | 9.6 / 17.9 | 18.1 / 27.3 | 14.9 / 22 | 10.3 / 17.2 |
2024 | 9.5 / 16.8 | 9.6 / 17.7 | 10.7 / 19 |
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Leggendo in verticale, mese per mese, è evidente la tendenza ad una crescita costante della temperatura e nulla fa prevedere una prossima inversione di tendenza.
In questo quadro come si colloca l’apicoltura?
E’ assolutamente riduttivo pensare all’apicoltura come produzione di miele, la presenza capillare degli alveari nel territorio offre all’agricoltura un servizio gratuito e fondamentale, l’allegazione dei fiori, per ottenere frutti e semi che alimentano, innanzi tutto, il ciclo produttivo agricolo e di conseguenza l’approvvigionamento alimentare della popolazione.
Salvare l’apicoltura è un imperativo categorico.
Iniziamo ad analizzare punto per punto le problematiche che emergono nel comparto apicolo. Dall’anagrafe apistica si ricava che in Sicilia operano circa duemila (2.000) aziende le quali gestiscono un totale di circa cento quaranta mila alveari (140.000).
L’annata apistica inizia in autunno con l’obiettivo di giungere alla primavera con gli alveari pronti per la produzione, Il calo produttivo di circa il 90% dell’anno in corso (2024) ha determinato una gestione degli allevamenti in grave perdita le cui voci principali di costo sono:
- Manodopera
- Carburanti
- Alimentazione
- Materiali di consumo
- Spese generali di gestione
Volendo mantenere attive le aziende così come sono, nella prospettiva della futura stagione apistica (2024-2025), si può semplicemente prevedere il raddoppio delle necessità finanziare e allocarle tra le perdite aziendali.
Le aziende sono in grado di sopportare un tale impegno economico ?
Considerando che anche negli anni passati la produzione non è stata al top è facile immaginare un alto grado di difficoltà economica nella gestione.
Intanto constatiamo che, nelle varie pagine di vendita online, si moltiplicano le offerte di attrezzature apistiche usate, un segnale minimale ma significativo.
Risulta chiaro che non si può mantenere attivo un comparto con provvedimenti di emergenza per situazioni che di emergenza non sono e che, in prospettiva, si replicheranno negli anni successivi. Si deve cambiare ottica passando ad interventi di sostegno di carattere strutturale i quali si possono distribuire in diverse normative esistenti e che, oltre tutto, pesano meno sulla finanza pubblica, come vedremo.