Eppure
se guardiamo l’innalzamento medio globale della temperatura negli ultimi 130
anni (fig.1), la variazione di 0,8°C ci sembra ben poca cosa.
Se
affiniamo le osservazioni e concentriamo la nostra attenzione su un periodo più
recente (fig.2), possiamo osservare che, in effetti, soltanto negli ultimi
30 anni la variazione è stata di 0,5°C .
Fig. 2 |
Eppure
queste piccole variazioni e le relative conseguenze, stanno provocando dei
grossi problemi alla flora in generale e in conseguenza all’apicoltura.
Quello
che si percepisce osservando il comportamento delle piante in relazione alle
stagioni è la sempre minore concordanza tra la stagione astronomica e quella
climatica.
In
particolare, l’attivazione dell’ormone florigeno delle piante è strettamente
legata alla luminosità intesa come lunghezza del giorno, ad ogni pianta occorre
una certa durata di luminosità per avviare il processo della fioritura.
Le
osservazioni sulla fioritura del mandorlo, la prima essenza arborea a fiorire
dopo l’inverno, ce ne danno una conferma; la data d’inizio della fioritura è
pressoché costante, può avere un’oscillazione anche di una settimana in
funzione della temperatura ma, una volta che la fioritura ha inizio la sua
durata e sempre la stessa, il fiore, anche se non completamente aperto a causa
della temperatura sfavorevole, continua ad invecchiare e, all’innalzarsi della
temperatura, conclude velocemente il suo
ciclo.
Un
altro esempio molto significativo è dato dalla fioritura del cardo “Galactites tomentosa” (vedi foto).
Galactites tomentosa |
Di
questa pianta ci sono diverse varietà che fioriscono in tempi molto diversi,
nello stesso areale, da febbraio a giugno però soltanto la varietà più tardiva
è nettarifera a condizione che ci siano temperature superiori a 24°C.
Sempre
più spesso accade che nei mesi di maggio e giugno i venti dominanti spirino da
quadranti settentrionali, oscillando tra il maestrale e il grecale.
La
conseguenza è che la pianta, pur essendo nel pieno della fioritura, non produce
abbastanza nettare, neanche per sostenere i fabbisogni dell’alveare.
La
stessa cosa succede in giugno con la fioritura del timo, le ore di luce ci sono
tutte ma il persistere di venti che soffiano dai quadranti nord rallenta e
addirittura impedisce la produzione del nettare.
Il
ripetersi, sempre più spesso, di queste anomalie nella circolazione
atmosferica, ha reso aleatorie quelle che da sempre sono state le produzioni di
punta della Sicilia occidentale.
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