sabato 30 ottobre 2010

Apicoltura creativa : Conservazione dei melari


I favi da melario sono un’importante investimento aziendale non solo in termini puramente di costi ma, soprattutto, come beni strumentali. Dalla loro buona o cattiva conservazione derivano delle conseguenze non solo per il valore patrimoniale ma,  anche, per la qualità delle produzioni.
Dopo l’ultimo raccolto dell’anno è buona pratica fare asciugare i favi da melario alle stesse api, infatti, il leggero velo di miele che inevitabilmente rimane dopo la smielatura ha la tendenza ad inacidire conferendo delle sgradevoli caratteristiche organolettiche al raccolto dell’anno successivo, in particolare a quello primaverile.
Gli apicoltori che gestiscono pochi alveari ridanno, molto semplicemente, i melari alle famiglie per poi asportarli definitivamente nella fase d’invernamento. Quando si passa a dimensioni maggiori, avendo da gestire delle centinaia di melari, di norma tre per alveare, l’operazione diventa troppo dispendiosa. Una delle possibili soluzioni consiste nel dare i melari, impilati su pianali, ad un apiario di due o tre alveari  posizionato in un luogo riparato, anche poche api sono in grado di svolgere egregiamente questo facile compito in poco tempo.
 ( melari pronti per essere scaricati e ripuliti)
Superata questa fase, occorre affrontare il problema principale che è rappresentato dalla tarma della cera.
In passato sono stati utilizzati molti prodotti, adesso giustamente dichiarati fuori legge, tra cui il paradiclorobenzene, meglio noto come naftalina ed il solfuro di carbonio.
Del passato ci rimane l’anidride solforosa una volta prodotta dalla combustione di pastiglie di zolfo, adesso acquistabile compressa in comode bombolette.
Per il futuro ci dovremo sempre più orientare su metodi di controllo biologici come l’uso del bacillus turingiensis. 
Il  ricovero dei melari richiede notevoli spazi, un pianale di  100 x 90 x h 120 cm contiene soltanto ventotto melari, per un apiario di un centinaio di alveari occorrono una decina di pianali. Non sempre si dispone di magazzini sufficientemente ampi, è frequente l’utilizzo di tettoie o capanni per il deposito dei melari al riparo dalle intemperie.

 (melari impilati sotto una tettoia metallica)

La bonifica dei melari dalle tarme della cera nei diversi stadi di sviluppo, uova, larve, adulti non è problematica, qualsiasi metodo si adotti. Il vero problema invece è rappresentato dalla reinfestazione che costringe l’apicoltore a ripetuti interventi. I melari impilati non sono mai assolutamente ermetici c’è sempre una piccola fessura attraverso la quale si può intrufolare una “farfallina”.
Non è difficile creare una barriera anti intrusione; disponendo di pianali resi impenetrabili dal basso con delle falde di plastica o con dei fogli di compensato inchiodati, vi si impilano i melari che si devono conservare, facendoli combaciare al meglio e si avvolgono con cura con del film estensibile avendo cura di sigillarli anche superiormente, l’operazione si completa con la sovrapposizione di una falda in plastica che ha la funzione di scoraggiare le scorrerie di qualche topolino.

( melari protetti con film estensibile ) 

Per effettuare il trattamento con anidride solforosa, si praticano dei piccoli fori nelle falde in corrispondenza delle pile di melari e attraverso questi si introduce, mediante la cannula in dotazione, un’opportuna quantità di anidride solforosa dalla bomboletta. Uno spruzzo della durata di quatto o cinque secondi è sufficiente a bonificare i favi dei melari, naturalmente per un’assoluta sicurezza è meglio ripetere l’operazione una seconda volta a distanza di una settimana circa.

( introduzione dell’anidride mediante la cannula )

Gli interventi si presentano molto semplici, poco costosi ed anche poco pericolosi per l’operatore; in ogni caso, per evitare anche il benché minimo contatto con il gas si consiglia l’uso di una piccola maschera antigas a carboni attivi. 

Vincenzo Stampa 

2 commenti:

  1. butto sempre un occhio al tema "ecologia"...
    utilizando film trasparente non mi sembra una scelta eco...
    e le bombolette sono a spruzzo??...non credo...guardando la foto sembrano a gas...
    esistono altre opzioni più naturali per la grande produzione?
    spero tanto di si...altrimenti il miele andrò a comperarlo solo da piccoli allevatori che conosco di persona e che all'ecologia ci tengono perchè le loro api le amano con tutto il loro cuore...e non al loro portafogli...

    RispondiElimina
  2. Non è difficile sposare l'economia, la tecnologia con l'ecologia.
    A volere essere rigorosi dovremmo rinunciare a tante cose di uso quotidiano, l'automobile, il cellulare, il frigorifero, e perfino allo spazzolino da denti. Orribilmente improponibile. La riflessione non è sull'uso degli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione ma sull'abuso. Per brevità, venendo allo specifico, il film retraibile è riciclabile e viene regolarmente riciclato, nelle bombolette c'è soltanto anidride solforosa compressa che è il gas che si produce bruciando lo zolfo, è il modo più naturale che si conosce per contrastare la tarma della cera, si evita così il rischio di incendio. Infine la bomboletta è di alluminio, riciclabile 100%.
    Il rispetto della natura e dell'ambiente è nel DNA di ogni apicoltore.

    RispondiElimina