17 dicembre 2012
L’ispirazione
per questa nuova pagina viene dalla constatazione dell’intensificarsi del comportamento
anomalo degli alveari a causa dell’estrema variabilità del clima con cicli di
riscaldamento e raffreddamento brevissimi dell’ordine di alcuni giorni; attestati
su una temperatura media più alta rispetto ai dati storici, come si vede dalle temperature
di ottobre novembre e dicembre riportate in tabella.
Medie
sugli ultimi trenta anni
|
Medie
sui mesi dell’anno corrente, 2012.
|
||||
Mese
|
T
min
|
T
max
|
T
min
|
T
max
|
|
Ottobre
|
15
°C
|
24
°C
|
16,7
|
24,5
|
|
Novembre
|
12
°C
|
19
°C
|
14,4
|
21,0
|
|
Dicembre
|
9
°C
|
16
°C
|
10,3
|
15,7
|
|
Fonte
.il meteo.it
|
Però
non possiamo ragionare in valori medi, gli alveari non fanno i conti ogni
trenta anni e nemmeno ogni mese, gli alveari fanno il rendiconto giornalmente.
Perciò
i dati, che utilizziamo per capire l’andamento climatico generale (medie su
lungo periodo), non sono adatti a spiegare il comportamento degli alveari; per
una migliore comprensione dobbiamo scendere nel dettaglio quotidiano.
Il
comportamento degli alveari non dipende soltanto dalla temperatura, dobbiamo anche
prendere in considerazione altri fattori quali, la stagione, la presenza o meno
di fioriture, il regime delle piogge e del vento.
L’esperienza
sul campo di molti anni precedenti ci permette di fare delle semplificazioni;
senza temere di commettere errori molto grandi, possiamo concentrare la nostra
attenzione sulla presenza/assenza di fioriture, sugli sbalzi termici
giorno/notte e sulla variazione di temperatura girono per giorno o per
pacchetti di giorni prossimali, distinguendo tra attività interne ed esterne
all’alveare.
Ci possiamo
avvicinare così a quei criteri di valutazione delle api, in base ai quali esse
decidono il livello di attività interna e esterna.
Non
possiamo trascurare la descrizione della postazione, intesa sia come luogo
geografico che come ambiente, in quanto, come sappiamo, è determinante rispetto
al benessere dell’alveare.
L’apiario
L’apiario
L’apiario
in osservazione è all’interno di una tenuta di circa quaranta ettari, a
conduzione biologica, a colture diversificate in, seminativo, vigneto, uliveto,
incolto, ed è omogeneo rispetto alle coltivazioni dell’intera contrada.
Siamo
in provincia di Trapani, la posizione geografica è 38°01’N – 12°37’E; l’altitudine
132 metri, l’esposizione Sud-SudOvest. Il luogo è protetto dai venti dei
quadranti nord da un costone roccioso di circa venti metri di altezza.
L’apiario
stanziale svolge diverse funzioni, allevamento regine, produzione di sciami,
monitoraggio ambientale; il numero di alveari varia secondo la stagione fino ad
un massimo di circa ottanta, tra cui dieci dedicati al progetto Beenet.
Il clima e i pascoli
Da
queste parti, provincia di Trapani, la stagione apistica inizia tipicamente in autunno, dopo le prime
piogge, la prima fioritura è quella della sinacciola (diplotaxis erucoides), questa
pianta ha un comportamento di tipo
Sinacciola,Diplotaxis Erucoides |
Su
questa fioritura, se sostenuta da piogge anche di poca intensità, gli alveari
riprendono l’attività di deposizione per ricostituire la popolazione che aveva
subito una drastica riduzione durante il periodo estivo in relazione alla
mancanza di raccolto. Il fabbisogno alimentare della covata, via via crescente, non permette
la formazione di scorte.
Nell’anno
corrente (2012) le prime piogge si sono avute all'inizio del mese di settembre per un
totale di nove giorni distribuiti lungo il mese a gruppi di tre con cadenza quasi settimanale; la fioritura
della sinacciola è iniziata nella seconda metà del mese di settembre, nel grafico i giorni di pioggia sono evidenziati con una gocciolina azzurra.
Continua
L'alimentazione
di soccorso
L'entità
delle piogge non è stata sufficiente a sostenere una forte produzione di
nettare, la modesta importazione di nettare e polline però è stata sufficiente
a stimolare la deposizione per cui, si è resa necesaria un'alimentazione di
soccorso finalizzata alla ricostituzione delle scorte; per questo motivo si è
scelto di intervenire con sciroppo di glucosio e fruttosio.
Al
fine di velocizzare il processo si è scelto di alimentare, in prima istanza, le
famiglie più popolose che sono in grado di trasferire velocemente lo
sciroppo dall'alimentatore ai favi.
Successivamente
i favi colmi sono trasferiti alle famiglie meno popolose, ai nuclei di
fecondazione, agli sciami.
Anche
tenendo presente che le due forme di alimentazione, con candito e con sciroppo,
hanno effetti diversi sul comportamento degli alveari, non è possibile evitare
del tutto il riflesso sullo sviluppo della covata nelle famiglie forti.
Gli
alimentatori sono stati riempiti a giorni alterni e i favi di scorte
ridistribuiti fino a soddisfare ogni bisogno di alimentazione dell'intero
apiario.
Man
mano che si rendevano disponibili favi di covata nascente nelle famiglie forti,
si è provveduto alla loro ridistribuzione per velocizzare il processo di
ripopolamento.
Tutto
questo lavoro è durato fino alla fine di novembre, infatti se guardiamo
l’andamento delle temperature e delle piogge notiamo che, le temperature non
sono scese mai sotto i 10°C; questo significa che le api non hanno avuto la
necessità di mettersi in glomere e nello stesso tempo hanno avuto tutti i
giorni la possibilità di volo. Le piogge invece sono state molto scarse per cui
le fioriture, ormai estese, principalmente di calendula,
calendula arvensis (a sinistra) e calendula officinalis (a destra) |
non
hanno fornito abbastanza nettare per le scorte e poco polline che, però, è stato
sufficiente a stimolare la deposizione
18
Dicembre 2012
Nel
mese di dicembre, tuttora in corso, le cose cambiano radicalmente, le piogge si
sono presentate con frequenza giornaliera, le temperature si sono abbassate un
poco e si sono mantenute sempre su valori più vicini alla media trentennale.
Alla fioritura di calendula si è affiancata l’acetosella.
Acetosella |
Gli
alveari sono sufficientemente popolati, le api sono in grado di volare tutti i
giorni e adesso, grazie alle piogge trovano polline e nettare, la covata si può
mantenere senza intaccare le scorte.
Gli
alveari, tutti a Spazio Mussi, sono stati organizzati su cinque o sei favi con
la covata nei favi centrali, i favi vuoti sono mantenuti a sinistra, al di la
dell’alimentatore che ha anche la funzione di diaframma mobile.
Alveare invernato su cinque favi |
Nella
foto succesiva si nota un leggero imbiancamento come effetto collaterale dell’alimentazione
“ad libidum”;
Leggera imbiancatura, effetto secondario dell'alimentazione |
oltre tutto questo è un ottimo segnale, significa che nell'alveare sono presenti api di tutte le età.
Continua
Dicembre
si è concluso con una bellissima sequenza di giorni caldi, durante tutto il
mese le api hanno potuto volare quasi ogni giorno, 26 su 31, e in particolare
dal giorno 14 al 29 per non meno di tre
ore al giorno; soltanto in 9 giorni su 31 le temperature minime sono state
inferiori ai 10°C mantenendo una media mensile di 10,9 °C che è di due gradi
più alta rispetto alla media trentennale, mentre le massime si sono tenute
nella media.
Adesso
ci aspettiamo un periodo senza piogge che va sotto il nome di “siccarizzi di jnnaru”
le “secche di gennaio”, apparentemente un periodo favorevole ma non è detto, tutto
dipenderà dalle temperature.
Lo
scorso anno (2012) per ben due mesi, gennaio e febbraio, le api non hanno
volato un solo giorno a causa delle basse temperature; la fioritura del mandorlo
è andata del tutto perduta.
Per
inciso
La
fioritura dipende principalmente dalle ore di luce, queste cominciano ad
aumentare già dai primi di dicembre, un detto siciliano recita
“da Santa Lucia a Natale quanto un passo di
cane; da Natale all’anno nuovo quanto un passo d’uomo”
Le
ore di luce stimolano la produzione dell’ormone florigeno e quando la fioritura
parte, anche se la temperatura si abbassa, continua ad invecchiare, così lo
scorso anno quando, alla fine di febbraio, la temperatura si è normalizzata, in
una settimana la fioritura del mandorlo, che sembrava bloccata, è esplosa ed è
sfiorita, era invecchiata nell’attesa della temperatura favorevole.
Se
ora guardiamo nel dettaglio l’andamento di dicembre innanzi tutto notiamo che
soltanto in due giorni la temperatura massima è scesa sotto i14°C
e
soltanto in nove giorni la temperatura minima è scesa sotto i 10°C.
Questi
dati letti così non ci danno sufficienti informazioni sull’influenza del clima
sugli alveari, i conti vanno fatti giorno per giorno.
Una
prima considerazione da fare è che l’alveare
è di per se un volano termico, cioè tende a mantenere il livello termico
utilizzando il calore accumulato nei favi, a questo aggiungiamo che le api
contribuiscono al livello termico con la produzione di calore.
Per
tanto il livello termico dell’alveare tende “spontaneamente” a mantenersi, contrastando
gli sbalzi di temperatura che si verificano tra il giorno e la notte e da un giorno
all’altro.
Per
relazionare la temperatura esterna con l’attività dell’alveare dobbiamo
considerare che i dati metereologici vengono rilevati in stazioni poste in aree
aperte, in posizione elevata rispetto al piano campagna, esposte a tutti i
venti, che risentono immediatamente delle variazioni di temperatura e che non
hanno meccanismi interni di compensazione; gli alveari invece sono solitamente
piazzati in posizioni soleggiate, riparate dalle correnti d’aria, molto
prossimi al piano campagna e tutto questo di per se tende a mitigare gli
effetti degli sbalzi termici.
Per
tanto l’alveare vive le variazioni della temperatura esterna in modo meno
brusco di quanto in effetti non sia.
Allo
scopo di simulare questa variazione mitigata si può introdurre nel grafico
dell’andamento climatico una linea di tendenza calcolata come media mobile tra
due giorni contigui, il risultato si può vedere (grafico di dicembre) in verde
quella delle temperature massime e in rosso quella delle minime.
Questo
ci fa vedere come gli effetti delle variazioni giornaliere sono, nella realtà,
meno bruschi delle variazioni stesse.
Ora
per mettere in relazione la variazione di temperatura esterna con il
comportamento degli alveari occorre stabilire dei punti di riferimento (di
correlazione) certi, ad esempio la temperatura al di sopra della quale le api
volano e la temperatura al di sotto della quale le api sospendono ogni attività
interne riunendosi in glomere.
Possiamo
individuare queste due temperature in 14°C come temperatura minima per il volo
e in 10°C come temperatura al disotto della quale le api sospendono ogni
attività e cominciano a mettersi in glomere.
Quale
è quindi la situazione climatica più pericolosa?
Quando
le temperature, massima e minima, si mantengono entro questo intervallo, allora
gli alveari continuano a mantenere una normale attività interna, compreso
l’allevamento di covata, magari in forma ridotta a spese delle scorte di miele e polline e se la
situazione permane per lungo tempo gli alveari si portano alla fame.
Gennaio 2013
Un mese molto buono per l'apicoltura; è vero che in dicembre, per il timore che si potesse ripetere quello che è successo in gennaio-febbraio 2012, abbiamo rinforzato le scorte degli alveari ma, è anche vero che, come si vede dal grafico, le api hanno avuto la possibilità di volare e fare raccolto, magari per poche ore, per ventitré giorni, a fronte di un'offerta di pascolo decisamente eccessiva rispetto alle possibilità delle api.
L'acetosella è stato il pascolo decisamente dominante, affiancato da borragine, calendula e da "qualeddu" (Brassica fruticulosa) che ha rimpiazzato nei pascoli la "sinacciola" (diplotaxis erucoides).
Brassica fruticulosa |
Il risultato è che gli alveari sono cresciuti in popolazione con un consumo modesto delle scorte.
Continua
Febbraio 2013
Il bilancio del mese di febbraio è molto negativo come si vede dal grafico delle temperature; è vero che le api hanno volato pienamente per 8 giorni su 28 e per altri 5 giorni soltanto nelle ore centrali della giornata però è anche vero che gli alveari fanno il bilancio giorno per giorno.
Febbraio 2013
Il bilancio del mese di febbraio è molto negativo come si vede dal grafico delle temperature; è vero che le api hanno volato pienamente per 8 giorni su 28 e per altri 5 giorni soltanto nelle ore centrali della giornata però è anche vero che gli alveari fanno il bilancio giorno per giorno.
Osservando l'andamento del grafico, in particolare la linea della media mobile, si vede come la sequenza delle giornate senza raccolto ha caratterizzato la maggior parte del mese, determinando un bilancio negativo quotidiano tra importazione e consumo.
La popolazione di api adulte è cresciuta come conseguenza della deposizione del mese precedente determinando un microclima, interno agli alveari, favorevole alla deposizione che non si è arrestata, incrementando i consumi a carico delle scorte che si sono pericolosamente ridotte.
Continua
Mi
piace iniziare ricordando un proverbio Siciliano “ u friddu di marzu trasi ne
corna di voi” (Il freddo di marzo entra
nelle corna dei buoi).
Se
ci limitiamo a guardare le temperature del mese di marzo 2013 sembra che il
proverbio sia stato smentito, se invece consideriamo i giorni di cattivo tempo,
pioggia e vento, possiamo dire che il mese di marzo è stato proprio pessimo.
Dopo aver constatato, verso la fine di febbraio, che le scorte si erano ridotte pericolosamente ho alimentato con sciroppo e questo ha salvato gli alveari.
Infatti le temperature minime sono state abbastanza alte, tranne pochi giorni, da non indurre le api in glomere e le massime sono state quasi sempre tali da permettere il volo; le api però non hanno volato a causa della pioggia e del forte vento. In conseguenza la covata ha continuato ad alimentarsi sulle scorte.
Alla fine del mese ci troviamo con covate molto estese, quasi del tutto opercolate, con molte api adulte abbastanza vecchie.
Continua
Verso la fine di marzo ci prepariamo a trasferire gli alveari per la fioritura della sulla. Abbiamo individuato un sito molto promettente.
Ricordando che gli alveari sono in grado di accumulare un raccolto superiore al fabbisogno giornaliero se la fonte nettarifera è situata entro un raggio di 800 metri, nel sito individuato i diversi appezzamenti di sulla sono ad una distanza inferiore, entro i 500 metri (vedi immagine); nella speranza che le condizioni climatiche permettano alle piante di produrre il nettare e alle api di poterne approfittare.
gentile signore come faccio a contattarla?
RispondiEliminavai a questo link e compila il form.
RispondiEliminahttp://www.sicilia.federapi.biz/index.php/dove-siamo/contatti/95-presidenza/9-presidente
Grazie
V.Stampa
Complimenti per lo studio accurato e le considerazioni interessantissime sullo sviluppo degli alveari. Bellissime le foto sulla fioritura dell'acetosella, (anche quelle sul sito della FAI). Nella mia zona possiamo contare sull'Oxalis acetosella nel mese di Aprile, poi sull'Oxalis corniculata durante l'estate però solo marginalmente interessanti dal punto di vista apistico.
RispondiEliminaSaluti
M. Moretti