Una
vecchia regola pratica, ben conosciuta dagli apicoltori delle precedenti
generazioni, afferma che
“ in un apiario, in cui l’apicoltore non ha eseguito
operazioni di pareggiamento, gli alveari si distribuiscono naturalmente nella
seguente proporzione, 1/3 di alveari
forti, 1/3 nella media, 1/3 di alveari deboli”.
Da
qui la necessità di operare periodicamente con il pareggiamento, una pratica
ritenuta da tutti “normale”, che può riguardare tanto le scorte quanto la
covata.
Data
per scontata questa distribuzione naturale e senza volere, in questa sede,
indagare sulle cause della stessa, ne prendiamo atto e progettiamo un
intervento di riequilibrio fornendo, volta per volta, quello che necessita agli
alveari più bisognosi.
Il
concetto d’applicare, come tutte le cose vere e che funzionano, è semplice:
facciamo fare il lavoro pesante a chi ne è
più capace.
Questo,
tradotto in termini operativi apistici, significa che, individuati gli alveari
più forti ovvero più popolati, li carichiamo del lavoro che verrà utile agli
alveari più bisognosi dell’apiario.
Operativamente,
come primo passo, sottraiamo agli alveari più forniti i favi di scorte in
eccesso rispetto a
quelli di covata, e li distribuiamo in apiario secondo necessità, recuperando contemporaneamente i favi vuoti.
quelli di covata, e li distribuiamo in apiario secondo necessità, recuperando contemporaneamente i favi vuoti.
Sostituiamo,
negli alveari popolosi, i favi sottratti con un alimentatore a tasca di grande
capacità e con uno o due favi costruiti vuoti, provenienti dagli alveari
deboli; riempiamo l’alimentatore con sciroppo di glucosio e fruttosio, miscela
già pronta in commercio per l’alimentazione delle api.
Trascorse
24/36 ore ritorniamo in apiario per un controllo e una seconda somministrazione
di sciroppo.
Cosa
troveremo?
Normalmente
il contenuto della prima somministrazione le api lo utilizzano per ricostituire
o completare le sorte necessarie ai favi di covata riempiendo anche il più
piccolo spazio,
procediamo quindi con una seconda somministrazione.
Alla visita successiva dopo altre 24/36 ore, possiamo sottrarre i favi che le api hanno riempito di scorte, da destinare agli alveari più sprovvisti, sostituendoli ancora con altri favi vuoti e somministrando una terza dose di alimentazione.
procediamo quindi con una seconda somministrazione.
Alla visita successiva dopo altre 24/36 ore, possiamo sottrarre i favi che le api hanno riempito di scorte, da destinare agli alveari più sprovvisti, sostituendoli ancora con altri favi vuoti e somministrando una terza dose di alimentazione.
Possiamo
continuare con questo giochino fino a quando abbiamo completato le scorte di
tutti gli alveari dell’apiario.
Dopo
la terza somministrazione e dopo ogni altra successiva, occorre fare attenzione
che non vi sia intasamento del nido.
Di
norma però gli alveari deboli, per potere affrontare l’inverno in
sicurezza, non necessitano soltanto di
scorte ma anche di api; da dove prendiamo queste api?
L’alimentazione,
in qualunque modo somministrata, non agisce in una sola direzione
sull’equilibrio interno dell’alveare; possiamo benissimo parlare di effetto
secondario rispetto all’obbiettivo principale.
Nel
caso di somministrazione di un’alimentazione liquida a volontà, che simula un
raccolto di campo, viene anche stimolata la deposizione per cui, dopo un certo
tempo, si rende disponibile della covata opercolata che può essere utilizzata
per rifornire api nascenti agli alveari che ne hanno bisogno.
L’operazione
è apparentemente terminata ma, fino a che punto ci dobbiamo spingere?
Ovvero,
quale deve essere la composizione di un alveare per potere affrontare con
tranquillità i rigori invernali?
Questo
sarà l’argomento di un prossimo post.
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