mercoledì 30 ottobre 2013

Cambiamenti climatici e tecnica apistica: come organizzare l’invernamento. (parte prima)

In altre occasioni ho avuto modo di chiarire il significato dell’ Invernamento degli alveari in Sicilia. In particolare la tecnica dell’invernamento deve tenere conto: del comportamento dell’ape allevata, dell’avvicendarsi delle stagioni, del periodo più o meno lungo di mancanza di raccolto. Negli ultimi anni la modifica del clima sotto molti aspetti, quali
l’aumento della temperatura media, l’andamento delle piogge, l’alterato avvicendarsi delle stagioni, ha comportato la rimodulazione di alcune tecniche di allevamento a partire dall’ invernamento.
Come possiamo definire apisticamente l’inverno?
Un periodo durante il quale la mancanza di raccolto e le basse temperature portano ad un blocco dell’attività dell’alveare che si manifesta, in particolare, con il rallentamento o l’assenza della deposizione.
Ora, lo stesso risultato si ha in Sicilia durante la stagione estiva che possiamo definire un inverno caldo.
Qui agiscono l’eccesso di calore, la siccità e la conseguente mancanza di raccolto; a questo dobbiamo aggiungere il comportamento dell’ape locale “ l’ Ape Sicula ” in perfetta sintonia con il clima.


ape sicula 
Quando ero bambino, parliamo di circa sessanta anni or sono, non c’erano molte occasioni per ricevere un regalo, una di queste, la più importante, era la festa di ferragosto; per un’intera settimana si teneva una fiera con bancarelle piene di tutto ma per lo più di giocattoli; un evento e un appuntamento molto atteso, immancabile, per ogni bambino.
Immancabilmente la pioggia bagnava i fieranti e c’è un proverbio che rimarca questo puntuale evento meteorico che segna, o per meglio dire segnava, la fine dell’estate “ austu riustu capu di ‘mmernu “.
Era l’inizio della stagione delle piogge la cui durata e intensità alle volte impedivano la semina del frumento fino all’anno nuovo.
Dalla metà di gennaio si avvicinava la primavera il cui inizio coincideva con la fioritura del mandorlo, la prima settimana di febbraio; l’ultima opportunità di semina del frumento era in marzo, mese in cui si poteva seminare la varietà chiamata appunto “marzuddu”.
Queste non sono nostalgie di una persona che, inevitabilmente, si avvicina alla vecchiaia; qualunque appassionato di meteorologia può, consultando gli annali, trovare conferma puntuale di questi fatti.
Piano piano, un anno dopo l’altro, le stagioni astronomiche non corrispondono più a quelle metereologiche; l’estate si prolunga languidamente fino a Natale e poi, improvvisamente, si scatena l’inverno per due o tre mesi, fio a marzo.
I problemi diventano tanti.
Ritornando agli alveari, rispetto a questa problematica metereologica, dobbiamo distinguere tra alveari di ape sicula e alveari di ape ligustica.
Le due sottospecie di api hanno, infatti, una diversa reazione all’andamento climatico.
L’ape sicula è molto reattiva rispetto al clima, in particolare, regola la deposizione sul raccolto, diversamente dall’ape ligustica che regola la deposizione sulla temperatura.
Questo piccolo particolare fa una grandissima differenza.
Tenendo presente che i consumi dell’alveare sono principalmente a carico della covata, il rallentamento o l’arresto della deposizione ha un’importante conseguenza, il risparmio delle scorte accumulate durante il periodo di raccolto.
L’ape sicula ha, per conseguenza, maggiori possibilità di sopravvivenza, in Sicilia, rispetto all’ape ligustica.
Purtroppo, il discostarsi dell’andamento climatico da una ”normalità” durata talmente tanto da diventare proverbiale, sta mettendo in crisi anche la grande capacità di resistenza dell’ ape sicula che, nei secoli passati, con quel clima è entrata in sintonia.
Qui l’intervento dell’apicoltore diventa determinante, non tanto per assicurare la capacità produttiva dell’alveare ma quanto per garantirne la stessa sopravvivenza.
Torniamo quindi all’invernamento e per prima cosa definiamo l’obbiettivo.
Cosa serve per resistere all’inverno? Quello vero!
Una popolazione giovane abbastanza numerosa, tale da formare un glomere sufficientemente compatto per resistere alle basse temperature;
una giusta quantità di scorte alimentari posizionate in prossimità del glomere; uno spazio limitato allo stretto necessario e quindi facilmente climatizzabile.
Come procedere?
Innanzi tutto cercare di intervenire prima che la popolazione dell’alveare si riduca pericolosamente; poi:
regolare lo spazio concesso alle api, numero di favi, all’effettiva consistenza della popolazione, il criterio guida è –meglio poco spazio che tanto –; questa è anche l’occasione per liberarsi dei favi vecchi e infine, verificare la consistenza delle scorte.
Per portare l’alveare nelle condizioni più propizie per affrontare l’inverno, che inevitabilmente arriverà, occorre intervenire con l’alimentazione che può essere, liquida se occorre ricostituire le scorte, ed è il caso più ricorrente; 



Alimentatore a tasca di grandi dimesioni
oppure con candito se occorre solamente rinforzare la popolazione di api adulte.
Non bisogna dimenticare che l’alimentazione ha sempre un effetto secondario, quella liquida, fornita a volontà, oltre a ricostituire le scorte stimola  la deposizione, mentre quella con candito ha come effetto secondario il consumo delle scorte.



effetti dell'alimentazione

L’abilità dell’apicoltore sta proprio nel capire come, quando e per quanto tempo intervenire.
Ci vengono in soccorso, la scelta dell’ape adatta al luogo, la conoscenza delle abitudini di vita delle api, le visite frequenti, l’osservazione critica, lo spirito di servizio, la programmazione.
Buon lavoro!
(Fine parte prima)                                                                                                    (vai alla seconda parte)


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