l’aumento della temperatura media, l’andamento delle piogge, l’alterato avvicendarsi delle stagioni, ha comportato la rimodulazione di alcune tecniche di allevamento a partire dall’ invernamento.
Come
possiamo definire apisticamente l’inverno?
Un
periodo durante il quale la mancanza di raccolto e le basse temperature portano
ad un blocco dell’attività dell’alveare che si manifesta, in particolare, con
il rallentamento o l’assenza della deposizione.
Ora,
lo stesso risultato si ha in Sicilia durante la stagione estiva che possiamo
definire un inverno caldo.
Qui
agiscono l’eccesso di calore, la siccità e la conseguente mancanza di raccolto;
a questo dobbiamo aggiungere il comportamento dell’ape locale “ l’ Ape Sicula ” in
perfetta sintonia con il clima.
Quando
ero bambino, parliamo di circa sessanta anni or sono, non c’erano molte
occasioni per ricevere un regalo, una di queste, la più importante, era la festa
di ferragosto; per un’intera settimana si teneva una fiera con bancarelle piene
di tutto ma per lo più di giocattoli; un evento e un appuntamento molto atteso,
immancabile, per ogni bambino.
ape sicula |
Immancabilmente
la pioggia bagnava i fieranti e c’è un proverbio che rimarca questo puntuale
evento meteorico che segna, o per meglio dire segnava, la fine dell’estate “
austu riustu capu di ‘mmernu “.
Era
l’inizio della stagione delle piogge la cui durata e intensità alle volte
impedivano la semina del frumento fino all’anno nuovo.
Dalla
metà di gennaio si avvicinava la primavera il cui inizio coincideva con la
fioritura del mandorlo, la prima settimana di febbraio; l’ultima opportunità di
semina del frumento era in marzo, mese in cui si poteva seminare la varietà
chiamata appunto “marzuddu”.
Queste
non sono nostalgie di una persona che, inevitabilmente, si avvicina alla
vecchiaia; qualunque appassionato di meteorologia può, consultando gli annali,
trovare conferma puntuale di questi fatti.
Piano
piano, un anno dopo l’altro, le stagioni astronomiche non corrispondono più a
quelle metereologiche; l’estate si prolunga languidamente fino a Natale e poi,
improvvisamente, si scatena l’inverno per due o tre mesi, fio a marzo.
I
problemi diventano tanti.
Ritornando
agli alveari, rispetto a questa problematica metereologica, dobbiamo
distinguere tra alveari di ape sicula e alveari di ape ligustica.
Le
due sottospecie di api hanno, infatti, una diversa reazione all’andamento
climatico.
L’ape
sicula è molto reattiva rispetto al clima, in particolare, regola la
deposizione sul raccolto, diversamente dall’ape ligustica che regola la
deposizione sulla temperatura.
Questo
piccolo particolare fa una grandissima differenza.
Tenendo
presente che i consumi dell’alveare sono principalmente a carico della covata,
il rallentamento o l’arresto della deposizione ha un’importante conseguenza, il
risparmio delle scorte accumulate durante il periodo di raccolto.
L’ape
sicula ha, per conseguenza, maggiori possibilità di sopravvivenza, in Sicilia,
rispetto all’ape ligustica.
Purtroppo,
il discostarsi dell’andamento climatico da una ”normalità” durata talmente tanto
da diventare proverbiale, sta mettendo in crisi anche la grande capacità di
resistenza dell’ ape sicula che, nei secoli passati, con quel clima è entrata in
sintonia.
Qui
l’intervento dell’apicoltore diventa determinante, non tanto per assicurare la
capacità produttiva dell’alveare ma quanto per garantirne la stessa
sopravvivenza.
Torniamo
quindi all’invernamento e per prima cosa definiamo l’obbiettivo.
Cosa
serve per resistere all’inverno? Quello vero!
Una
popolazione giovane abbastanza numerosa, tale da formare un glomere
sufficientemente compatto per resistere alle basse temperature;
una
giusta quantità di scorte alimentari posizionate in prossimità del glomere; uno
spazio limitato allo stretto necessario e quindi facilmente climatizzabile.
Come
procedere?
Innanzi
tutto cercare di intervenire prima che la popolazione dell’alveare si riduca
pericolosamente; poi:
regolare
lo spazio concesso alle api, numero di favi, all’effettiva consistenza della
popolazione, il criterio guida è –meglio poco spazio che tanto –; questa è
anche l’occasione per liberarsi dei favi vecchi e infine, verificare la
consistenza delle scorte.
Per
portare l’alveare nelle condizioni più propizie per affrontare l’inverno, che
inevitabilmente arriverà, occorre intervenire con l’alimentazione che può
essere, liquida se occorre ricostituire le scorte, ed è il caso più ricorrente;
oppure con candito se occorre solamente rinforzare la popolazione di api
adulte.
Alimentatore a tasca di grandi dimesioni |
Non
bisogna dimenticare che l’alimentazione ha sempre un effetto secondario, quella
liquida, fornita a volontà, oltre a ricostituire le scorte stimola la
deposizione, mentre quella con candito ha come effetto secondario il consumo
delle scorte.
L’abilità
dell’apicoltore sta proprio nel capire come, quando e per quanto tempo
intervenire.
Ci
vengono in soccorso, la scelta dell’ape adatta al luogo, la conoscenza delle
abitudini di vita delle api, le visite frequenti, l’osservazione critica, lo
spirito di servizio, la programmazione.
Buon
lavoro!
(Fine
parte prima) (vai alla seconda parte)
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