Le
notizie che circolano sul web parlano di sbarchi di calabroni orientali in
Francia, una successiva
invasione della Liguria e poi del Piemonte. diffusione della vespa asiaticaMa come hanno fatto ad arrivare a Palermo? Siamo o non siamo un’isola?
Questa
sarebbe una bella domanda per i Servizi Veterinari, per le Dogane e forse anche
per la Guardia di Finanza.
Ahimè!
La storia si ripete, non sono uno storico ma ho buona memoria, vi dicono
qualcosa, peste americana, nosema e varroa?
Immagino
che hanno percorso la stessa strada e utilizzato lo stesso mezzo di trasporto
dei calabroni asiatici. Se voi immaginate quello che immagino io, non occorre
spendere altre parole.
Tornando
al tema principale, la domanda è: dobbiamo difenderci subendo o dobbiamo
attaccare?
Io
sono per la seconda ipotesi.
I
Francesi hanno sperimentato diversi tipi di trappole che si differenziano nella
funzione e nel tipo di esca, certamente funzionano, come mi confermano colleghi
di altre regioni italiane.
Ritengo
però, sfondando una porta aperta, che agendo singolarmente nessun apicoltore
può avere successo; è indispensabile che tutti quanti agiscano in contemporanea con lo stesso obiettivo; questo
semplicemente si chiama piano di lotta
territoriale.
Abbiamo
gli strumenti per fare questo?
Certamente
si!
Le
Associazioni degli apicoltori e il settore veterinario delle ASP competenti per
territorio, nell’ambito delle loro competenze istituzionali, sono gli strumenti
che ci permettono di attivare un piano di lotta efficace.
E
fin qui abbiamo parlato di difesa.
Ma,
secondo me, possiamo fare ben molto di più, possiamo andare all’attacco.
La
mia prima stagione apistica in Sicilia risale al 1987, fino ad allora avevo
operato in Veneto. Uno dei problemi che ho dovuto affrontare in Sicilia è stato
proprio quello delle vespe e dei calabroni che, a partire dal mese di agosto,
si davano all’assalto degli alveari.
In
particolare i calabroni agivano secondo la strategia del branco di lupi, preso
di mira un alveare si accanivano contro di esso fino a portarlo alla completa
distruzione.
Questo
in un primo tempo ci ha suggerito l’adozione di un’arnia trappola, un’arnia
vecchia con un solo favo e con il fondo cosparso di colla.
Dopo
molti tentativi e altrettante varianti siamo arrivati alla soluzione descritta
all’indirizzo http://apicolturainpratica.blogspot.it/2011/11/vespe-e-calabroni-allattacco-degli.html
Il
passo successivo è stato il contrattacco.
Abbiamo
alimentato i calabroni con polpette di carne tritata e avvelenata con un
insetticida, praticamente un CAVALLO DI TROJA in versione entomologica.
L’alimento
avvelenato, trasportato al nido, colpisce la covata e la distrugge
completamente.
In
pratica il predatore è contemporaneamente vittima e carnefice.
E
con questo abbiamo risolto.
Che
volete che vi dica.
Perché
non proviamo tutti insieme a replicare?
Vespa
Velutina
che tipo di insetticida avete messo nelle polpettine?
RispondiEliminaVito
un insetticida in polvere che non fa odore, se ne trovano diversi in commercio, anche nei negozi per agricoltura.
RispondiEliminaGeniale!
RispondiEliminaPotrebbe funzionare anche contro la Vespa Velutina?
Non so! Per fortuna da queste parti, Sicilia Occidentale, ancora non abbiamo questo problema. Fare una prova non costa nulla.
RispondiEliminaLe avversità della pi sono davvero molteplici, parla solo una neofita...
RispondiEliminaMa la VV ha qualcosa di apocalittico: inquietante...
Si dice in giro che arriverà in tutt'Italia e dovremmo imparare a conviverci come con la varroa... forse c'è chi sta addestrando le proprie api a gestirle la velutina come fanno le api nel paese d'origine: aggredirla in volo e surriscaldarla a terra... Per il momento i video che ho visto danno tanta amarezza...