“Abbiamo degli alveari popolosi (molte api adulte) con una estensione
di covata esagerata rispetto al periodo, con poche scorte e che ha bisogno di
un continuo apporto alimentare.
Pericolo
Il pericolo imminente è un’ondata di freddo, con temperature massime di
poco al di sotto dei quindici gradi.
In queste condizioni le api non avvertono un pericolo imminente, non
abbandonano la covata ma non possono volare e quindi raccogliere, nello stesso
tempo la covata e le api adulte devono alimentarsi, consumando le scorte.
Con temperature massime al di
sotto degli otto gradi le api in glomere non hanno mobilità sufficiente e
si possono alimentare soltanto dalle scorte, se ne hanno, con cui sono a
contatto.
Conseguenza
La conseguenza peggiore e più immediata
potrebbe essere la morte per fame di numerosi alveari, in particolare di
quelli più popolosi.
Ripari
Ci si può attrezzare con alimentazione artificiale, candito proteico,
che può salvare gli alveari più popolosi ma, in genere, non quelli più fiacchi
che in condizioni climatiche normali avrebbero potuto superare l’inverno.”
Purtroppo, alla luce di quanto
sta accadendo, temo che il tempo, in
particolare quello climatico, sta confermando le tristi previsioni.
In questi giorni in Sicilia si festeggia con particolare devozione San
Giuseppe anche se, più o meno democraticamente, è stato declassato in serie B,
non essendo più la ricorrenza festa nazionale.
Per il sentire popolare però, San
Giuseppe, rimane sempre il santo rappresentativo del buon padre di famiglia a
cui tutti i credenti si rivolgono come figli affettuosi e fiduciosi.
Speriamo che ascolti le nostre
suppliche in questi frangenti pericolosi per l’apicoltura siciliana.
In effetti il rischio è grande ,
gli alveari fortemente popolati come se fosse già maggio, con covata estesa e
con pochissime scorte rischiano a causa
dell’abbassamento della temperatura, fino a sette gradi centigradi di massima,
la morte per fame.
Un duro colpo per l’apicoltura
che nelle due ultime campagne ha sofferto per la scarsità dei raccolti, adesso
gli agrumeti più vicini alla costa che già si apprestavano a fiorire, con largo
anticipo, hanno preso un bella botta di grandine e di freddo, riusciranno a portare avanti la fioritura ?
E poi questa ondata di freddo
sarà l’ultima ? O continueremo ad
assistere all’altalena delle temperature ? Intanto le piante continuano con il
loro ciclo e se le api non ne possono approfittare per via delle temperature
altalenanti si prospetta un altro anno di scarso o nullo raccolto.
Salve,
RispondiEliminaSono Fabio P di Marsala. Intanto volevo complimentarmi con lei per il bellissimo blog e per il suo mestiare da me e la mia famiglia molto apprezzato (siamo dei discreti mangiatori di miele).Insieme a mia moglie volevamo impiantare due o tre apiari per consumo personale e questo a fronte del fatto che nella famiglia di mia moglie avevano, parecchio tempo fa, gestito una arnia a bugno! Ho letto un libro di contessi "Le Api" ma capisco che sia ben poco. Per questo vorremmo partire per gradi e dopo un certo bagaglio di informazioni. Ieri sono capitato sul suo blog ed ho letto che lei ha adottato la tecnica Mussi e, per questo, vorrei chiederle: dove potrei acquistarie delle arnie che prevedano già questo adattamento? Infine: dove ha precisamente i suoi apiari? Trapani o Marettimo
Sperando di non averla tediata e ringraziandola per la sua eventuale risposta le invio i miei più sinceri Saluti!
Le arnie sono quelle standard a 10 favi, ho solo cambiato i distanziatori con quelli SpazioMussi, questi distanziatori li trovi presso la duitta Etna Miele.
EliminaI miei alveari sono nomadi, cioè li sopsto seguendo le fioriture, per il momento sono nelle campagne attorno a Trapani.
Saluti
V. Stampa