Da molti
anni, nella mia zona, in provincia di Trapani, le difficoltà maggiori nella
gestione degli apiari non vengono dalle malattie o dai parassiti o dagli
avvelenamenti; il maggior danno viene dal clima e la tendenza è verso il
peggioramento.
Ora
non pretendo che queste osservazioni e considerazioni possano avere valenza
universale, la penisola
italica si sviluppa da nord a sud per 1400 chilometri
dal 37° al 47° parallelo circa. Inoltre la catena montuosa che la divide in due
parti nel senso della lunghezza, produce ulteriori diversità climatiche in corrispondenza di ogni parallelo. Ciascuno si regoli mediando con la propria
esperienza.
Da
almeno una decina di anni si verifica un progressivo sfasamento tra la stagione
astronomica e quella climatica; le piante si “accorgono” della stagione
astronomica e fioriscono per l’azione dell’intensità e durata della radiazione luminosa, responsabile
dell’attivazione dell’ormone florigeno. Mentre la stagione astronomica è costante
nel suo ciclo periodico, la stagione climatica è diventata tipicamente
incostante e non più relazionabile con quella astronomica. Si verifica sempre
più di frequente che mentre le fioriture si presentano, con piccole variazioni
da ritenersi nella norma, nel periodo canonico, il clima, in particolare la
temperatura, rallenta o impedisce la secrezione nettarifera arrivando perfino
in certi periodi ad impedire il volo delle api.
infiorescenza di nespolo |
Contrariamente
a quanto si può pensare, la stagione apistica non inizia con le prime fioriture
primaverili o pre-primaverili, penso alla fioritura del nocciolo in febbraio al centro-nord e del mandorlo al sud, ma tipicamente inizia in autunno con l’invernamento. Da queste
parti l’invernamento, come lo si intende comunemente, ha un significato diverso;
è una pratica da attuare in estate. Dopo la fioritura del timo, venuta a
mancare quella dell’eucalipto, inizia un periodo molto difficile di carestia
che può durare da tre a quattro mesi e che, unitamente alla siccità e all’elevata
temperatura, può mettere in crisi gli alveari che non hanno scorte e popolazione abbondanti. Dopo le prime piogge
autunnali, l’inula viscosa ci regala un flash di fioritura, un anticipo su
quello che potrebbe succedere nei mesi successivi sempre che ci siano piogge a
sufficienza.
sinacciola=diplotaxis erucoides |
Giusto
un anno fa, autunno 2011, invece non è successo niente, il “bel tempo” e la mancanza di
pioggia ci ha accompagnato fino a Natale e gli alveari hanno consumato gran
parte delle scorte; improvvisamente in gennaio, mentre iniziava la fioritura
del mandorlo, come di regola, il clima
cambia e inizia un periodo di due mesi di freddo intenso tale da non permettere
alle api qualsiasi volo, un vero inverno!
Anzi,
un vero disastro!
acetosella |
Ci
ritroviamo in marzo con alveari molto debilitati che fanno fatica a riprendersi
e consumano tutto il raccolto per accrescere la popolazione ma, arrivano ancora
poco popolosi alla fioritura della sulla e dell’arancio, tipicamente coincidenti,
pregiudicando quello che avrebbe potuto essere il primo raccolto dell’anno.
borragine |
Da
qualche anno i venti dominanti sono sempre stati dai quadranti nord, questo ha
creato dei problemi con le fioriture estive del cardo e del timo, che hanno
bisogno di temperature elevate per la secrezione nettarifera.
cardo |
Siamo
in ottobre, ancora non ci sono state piogge a sufficienza, la temperatura si
mantiene alta, ci sono tutte le premesse per un altro anno disastroso; ad ogni
buon conto stiamo alimentando per ricostituire scorte abbondanti, dove
necessario, e stimolare la deposizione.
Speriamo
bene!
Sono sugli Iblei e la situazione, anche qui, è proprio come l'hai descritta tu. Ma forse qui riusciranno a fare qualche scorta interessante sul carrubo ... forse ... già la fioritura è in ritardo per via della siccità! E come se non bastasse la siccità, i gruccioni hanno spopolato le arnie dalle bottinatrici!
RispondiEliminaSperiamo bene va...
Raffaele