venerdì 20 gennaio 2012

C'è qualcuno che pensa di essere più bravo?


Da molti anni, nella mia zona, in provincia di Trapani, le difficoltà maggiori nella gestione degli apiari non vengono dalle malattie o dai parassiti o dagli avvelenamenti; il maggior danno viene dal clima e la tendenza è verso il peggioramento.
Ora non pretendo che queste osservazioni e considerazioni possano avere valenza universale, la penisola
italica si sviluppa da nord a sud per 1400 chilometri dal 37° al 47° parallelo circa. Inoltre la catena montuosa che la divide in due parti nel senso della lunghezza, produce ulteriori diversità climatiche  in corrispondenza di ogni parallelo.  Ciascuno si regoli mediando con la propria esperienza.
Da almeno una decina di anni si verifica un progressivo sfasamento tra la stagione astronomica e quella climatica; le piante si “accorgono” della stagione astronomica e fioriscono per l’azione dell’intensità e durata della radiazione luminosa, responsabile dell’attivazione dell’ormone florigeno. Mentre la stagione astronomica è costante nel suo ciclo periodico, la stagione climatica è diventata tipicamente incostante e non più relazionabile con quella astronomica. Si verifica sempre più di frequente che mentre le fioriture si presentano, con piccole variazioni da ritenersi nella norma, nel periodo canonico, il clima, in particolare la temperatura, rallenta o impedisce la secrezione nettarifera arrivando perfino in certi periodi ad impedire il volo delle api.

infiorescenza di nespolo
Contrariamente a quanto si può pensare, la stagione apistica non inizia con le prime fioriture primaverili o pre-primaverili, penso alla fioritura del nocciolo in febbraio al centro-nord e del mandorlo al sud, ma tipicamente inizia in autunno con l’invernamento. Da queste parti l’invernamento, come lo si intende comunemente, ha un significato diverso; è una pratica da attuare in estate. Dopo la fioritura del timo, venuta a mancare quella dell’eucalipto, inizia un periodo molto difficile di carestia che può durare da tre a quattro mesi e che, unitamente alla siccità e all’elevata temperatura, può mettere in crisi gli alveari che non hanno scorte e  popolazione abbondanti. Dopo le prime piogge autunnali, l’inula viscosa ci regala un flash di fioritura, un anticipo su quello che potrebbe succedere nei mesi successivi sempre che ci siano piogge a sufficienza.

sinacciola=diplotaxis erucoides 
Giusto un anno fa, autunno 2011, invece non è successo niente, il “bel tempo” e la mancanza di pioggia ci ha accompagnato fino a Natale e gli alveari hanno consumato gran parte delle scorte; improvvisamente in gennaio, mentre iniziava la fioritura del mandorlo, come di regola,  il clima cambia e inizia un periodo di due mesi di freddo intenso tale da non permettere alle api qualsiasi volo, un vero inverno!
Anzi, un vero disastro!
acetosella
Ci ritroviamo in marzo con alveari molto debilitati che fanno fatica a riprendersi e consumano tutto il raccolto per accrescere la popolazione ma, arrivano ancora poco popolosi alla fioritura della sulla e dell’arancio, tipicamente coincidenti, pregiudicando quello che avrebbe potuto essere il primo raccolto dell’anno.

borragine
Da qualche anno i venti dominanti sono sempre stati dai quadranti nord, questo ha creato dei problemi con le fioriture estive del cardo e del timo, che hanno bisogno di temperature elevate per la secrezione nettarifera.

cardo 
Siamo in ottobre, ancora non ci sono state piogge a sufficienza, la temperatura si mantiene alta, ci sono tutte le premesse per un altro anno disastroso; ad ogni buon conto stiamo alimentando per ricostituire scorte abbondanti, dove necessario, e stimolare la deposizione.
Speriamo bene!


5 commenti:

  1. Io penso ed ho constatato personalmente attraverso le mie osservazioni ed i miei esperimenti personali che la varroa, in fase foretica, si sposta sulle api attraverso due strade, una in senso parallelo ai favi e un'altra in senso ortogonale ai favi...
    La strada in senso ortogonale ai favi, è stata modificata dal sig. Mussi che la portata dai 9 ± 10 mm a 20 mm...
    A seguito di questa modifica le varroe, quando tentano di trasferirsi su altre api scegliendo la strada ortogonale ai favi ,trovano l’intercapedine maggiore durante il salto, la maggior parte di esse cadono nel vuoto e non trovando altre api su cui aggrapparsi a causa dell’allargamento dei favi cadono sul telaino diagnostico, posto sul fondo dell’arnia....
    Se si considera che le varroe, si spostano per un 50 % sulle api in direzione ortogonale ai favi e per un 50 % in direzione parallela ai favi... se tutte le varroe, teoricamente, cadessero durante il salto in direzione ortogonale, si avrebbe una riduzione del 50%....
    Questo per i primi tempi, fino a quando le varroe riconoscono qual è la strada più facile per spostarsi...
    Forse questo è il motivo per cui lo spazio Mussi funziona solo all’inizio dell’allargamento dei favi.
    E dopo caro Prof?

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  2. Questo non è farina del tuo sacco, conosco l'autore.
    Se anche tu ami il circo, per cortesia non mi inquinare il blog.
    Grazie.

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  3. Non è una questione di Farina ...avrei dovuto esprimermi a parole mie e non usando il pensiero di Angrisani ...ma quello che dice costui è vero ..io lo constatato personalmente attraverso l'osservazione.Perdonami!!!
    Volevo aggiungere altre mie osservazioni (usando la mia Farina) che ho fatto da quando ho adottato lo Spazio Mussi magari lei mi potrà essere d'aiuto!!!
    1)con tali distanziatori ho visto che le mie api tendono a propolizzare i telaini alla base con l'arnia causando un problema al momento dell'estrazione per un qualsiasi controllo;
    2)le api mi hanno allungato le celle riportandole alla misura a cui sono abituate da milioni di anni che è di 8-9mm(distanza tra favi 2cm, distanza tra celle 9mm);
    3)in alcune arnie, non in tutte , ho notato al momento del raccolto dei veri e propri Ponti di cera tra i telai;
    4)l'allungamento e l'allargamento delle corone di scorte sui favi centrali del nido mi ha procurato dei problemi per quanto riguarda l'utilizzo e il riutilizzo di tali favi nei cassettini in polistirolo o faesite e in arnie con distanziatori normali ...con non pochi problemi!!!

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  4. Salve Vincenzo. Mi chiamo Raffaele e vivo ad Acireale. Ho recentemente preso la Sicula da Carlo Amodeo da cui ho saputo che, oltre al Mussi, utilizzi la cella da 4.9 mm e che ti stampano i fogli cerei in Italia. Potrei sapere chi fa questo servizio? Io sono costretto a farmeli arrivare dalla Svezia, anche se il costo non è proibitivo.

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    1. Mi faccio stampare la cera da Cereria del nord di A. Sommaruga ma penso che anche altri avranno lo stampo con questa misura.

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