domenica 4 dicembre 2011

Apicoltura da difendere: la prima difesa siamo noi

La rivoluzione industriale ha innescato un processo che, per circa due secoli, è stato universalmente accettato e considerato virtuoso, lo sviluppo tecnologico e scientifico ha avuto una crescita vorticosa di cui tutti beneficiamo e non c’è bisogno di aggiungere atro, basta guardarsi attorno. Ma, come  sempre, c’è un problema che non sta nello sviluppo tecnico-scientifico ma nel gestore-fruitore di questo sviluppo cioè, NOI.



Mi permetto una banalità.
Il ragazzino, fruitore delle moderne tecnologie, non ha più cultura di mio nonno alla sua età, ha solo più strumenti che sa materialmente adoperare, che gli permettono cose alle volte strabilianti ma, della cui essenza, struttura e filosofia, non sa assolutamente nulla e neanche glie ne importa di sapere, mediamente parlando. Al mio e ai vostri nonni, giusto per non dimenticare, gli andava alla grande se una o due volte l’anno riusciva a comunicare, per lettera, con i suoi parenti più prossimi emigrati in varie parti del mondo e questo fa una grande differenza di atteggiamento mentale. Non soltanto siamo tecnologicamente più dotati ma ne siamo consapevoli, in quanto intelligenti, e questo accresce il nostro EGO insieme alla sensazione di potenza. Sempre più ci allontaniamo dalle banalità tipo, il formaggio viene dal latte che fanno le mucche che pascolano le colline che mantengono prati stabili che impediscono le frane e che, alla base di tutto questo, c’è un essere umano che fa il pastore di mucche dicasi “vaccaro”.
Da questa apparente banalità possiamo passare a cose ben più pesanti.
Nei milioni di anni trascorsi sulla terra, immagino senza premeditazione e senza neanche la più pallida ombra di un progetto di futura umanità, casuali ripetuti cataclismi e conseguenti estinzioni di massa hanno prodotto un enorme accumulo di materia organica che NOI ci ritroviamo sotto forma di, carbone, gas, petrolio. La quantità totale di anidride carbonica presente sulla terra, sotto forma di esseri viventi e di pietre calcaree non è mutato, i geologi ci dicono che l’anidride carbonica presente nell’atmosfera si scioglie nel mare formando i bicarbonati che precipitano formando dei sedimenti di carbonato di calcio (calcare) che possono diventare montagne o, scivolando sotto le zolle continentali, decomporsi nel magma sottostante e ritornare come anidride carbonica nell’atmosfera attraverso i vulcani. I biologi ci dicono che un ciclo analogo esiste sulla terra ferma, l’anidride carbonica viene utilizzata dalle piante  per produrre zuccheri che a loro volta diventano amidi che possono prendere due vie, alimentare  gli animali e tornare, con ciclo breve attraverso la respirazione, ad essere anidride carbonica, oppure, con un ciclo un poco più lungo, diventare legno e ritornare ad anidride carbonica per decomposizione o combustione. In ogni caso come ci ha insegnato Lavoisier, in un sistema isolato, e la terra è un sistema isolato, la quantità di materia, anche se continuamente si trasforma, resta costante.
In questo ragionamento manca qualcosa, manca il semplice e grave fatto che NOI abbiamo, continuando a farlo sempre più, turbato l’equilibrio del ciclo di produzione e consumo di anidride carbonica, rimettendo in circolo quella quantità che in milioni di anni la natura aveva immobilizzato in forma fossile e inoltre, diminuendo la capacità del sistema biologico terrestre di riassorbire la quantità prodotta, riducendo le foreste. 
La conseguenza più immediata è l’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera; cito da Wikipedia :
–“Si stima che la concentrazione atmosferica di biossido di carbonio prima della rivoluzione industriale fosse 280 ppm, e che quindi sia aumentata del 35% dai tempi della rivoluzione industriale e del 20% dal 1958. La combustione dei combustibili fossili (carbone, petrolio) è la causa di questo aumento per il 64%, mentre la deforestazione è la 
seconda con il 34%[6]. “-
Abbiamo dunque due dirette conseguenze, da una parte aumenta la quantità di anidride carbonica che si scioglie negli oceani, questo fa aumentare l’acidità del mare e causa la morte di tanti organismi ad esempio delle barriere coralline; dall’altra cresce l’effetto serra che causa un aumento della temperatura media del pianeta.
Il grafico seguente mostra l’aumento della temperatura media terrestre correlata all’aumento del contenuto di anidride carbonica nell’atmosfera (tratto da Wikipedia)



 Nonostante la sua piccola concentrazione, la CO2 è un componente fondamentale dell'atmosfera terrestre perché - insieme al vapore acqueo ed al metano - intrappola la radiazione infrarossa della luce solare riflettendola nuovamente verso la superficie terrestre (il cosiddetto effetto serra) impedendo alla Terra di raffreddarsi. Sono stati i vulcani le prime fonti di biossido di carbonio atmosferico della Terra neonata, grazie ad essa si è potuto instaurare un clima favorevole allo sviluppo della vita. Oggi i vulcani rilasciano in atmosfera circa 130 - 230 milioni di tonnellate di biossido di carbonio ogni anno, ma questa quantità rappresenta meno dell'1% della quantità di biossido di carbonio totale liberata in atmosfera dalle attività umane, che è pari a 27 miliardi di tonnellate all'anno: 50.000 tonnellate al minuto.
Una curiosità da  Wikipedia:  Ogni giorno il corpo umano produce 12-15 M di CO2 (288-360 litri) a riposo e fino a 50 M in intensa attività fisica.
Questo dato tradotto da M (Moli) in Kg fa da 0,6 a 2 Kg a persona al giorno; tutta l’umanità stimata in sette miliardi di individui produce ogni giorno, con il  respiro, in media 9,1 milioni di tonnellate di anidride carbonica per cui non respirando per tremila giorni potremmo continuare, senza conseguenze, a mantenere questo tenore di spreco per un intero anno, senza modificare la composizione attuale dell’atmosfera.
Urge un cambiamento di rotta, perché?
Se pensate che stiamo andiamo verso la fine del mondo in senso assoluto, toglietevelo dalla testa; dopo ogni estinzione di massa la vita è regolarmente ripartita e in un tempo per noi inimmaginabile di milioni di anni, durante il quale sono state possibili infinite prove, ha ricolonizzato il pianeta così come lo conosciamo. Non stiamo mettendo in pericolo il mondo in senso assoluto ma stiamo portando alla modifica e forse alla distruzione questo, così come lo conosciamo.
Intanto, soffriamo fisicamente, moralmente (non tutti) ed economicamente.
L’esercizio dell’apicoltura come attività da reddito non sfuggirà a questo ciclo perversamente negativo.
Così come ciascuno di noi ha orientato le sue scelte verso uno sfrenato consumismo esagerando nell’uso delle comodità che la tecnologia ci ha messo a disposizione privilegiando il superfluo rispetto all’utile; con altrettanta semplicità si può fare esattamente il contrario, le scelte del singolo determinano e orientano in positivo ed in negativo gli indirizzi di mercato e industriali ed in ultima analisi le scelte economiche.
Privilegiare il rispetto della natura con azioni semplici e poco costose senza rinunciare a niente ma aggiustando il tiro sulle scelte quotidiane privilegiando tra le varie opzioni quella soddisfacente e rispettosa dell’ambiente in sintonia con i cicli naturali.
Non è naturale:
- utilizzare l’auto privata in alternativa al mezzo pubblico, anche se si deve accettare una piccola scomodità
- cercare gli ortaggi estivi in inverno,  invece degli ortaggi di stagione 
- tenere alto il climatizzatore sia in estate che in inverno
- comprare prodotti alimentari che vengono da una regione diversa da quella di residenza
- privilegiare oggetti costruiti con materiali non biodegradabili
- non selezionare i rifiuti
- privilegiare la moda invece dell’utilità
- puntare sulle energie non rinnovabili
…...e così via dicendo.
Per fare questo occorre per primo una vera coscienza civile, un’adeguata cultura sui cicli produttivi agricoli e industriali, la volontà di modificare le proprie abitudini accettando qualche piccola scomodità, in favore di questo mondo che abbiamo pesantemente contribuito a guastare.

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