L’esercizio dell’apicoltura a fini economici vanta una tradizione, nelle isole Egadi, che si fa risalire al tempo della colonizzazione romana. La fonte principale di informazione, oltre la tradizione orale, è rappresentata dal lavoro del naturalista napoletano Monticelli Teodoro, che trascorse esule alcuni anni nell’isola di Favignana, pubblicando la sua esperienza in un trattatello del 1835 che ha per titolo “Del trattamento delle api in Favignana”.
Nelle isole le principali fonti nettarifere sono tuttora rappresentate dall’erica multiflora, dal rosmarino, dal cardo e dal timo varietà capitatus.Il maggior quantitativo prodotto era ed è di gran lunga costituito dal miele di timo, la pianta, il timus capitatus, la più diffusa a Favignana, era motivo di transumanza anche in Sicilia e precisamente lungo la fascia costiera tra Marsala e Mazzara dove, la conformazione del terreno a sciare tufacee, è particolarmente favorevole alla spontanea diffusione della pianta. Oggi questo areale si è molto ristretto, moderne macchine sgretolatrici permettono di trasformare le sciare incolte in terreni agrari particolarmente idonei alle colture in serra.
cespuglio di timo fiorito
La transumanza era condotta per mezzo di barconi chiamati “Schifazzi”, una versione in grande del gozzo mediterraneo, normalmente adibiti al trasporto di merci ed in particolare dei conci di tufo bianco che, dalle cave di Favignana, venivano esportati in Sicilia per la costruzione di case di pregio.
Il miele di timo da sempre è stato considerato uno dei migliori mieli al mondo; da una pubblicazione a carattere storico dell’Istituto di merceologia di Pescara si rileva che in epoca romana si conoscevano e commerciavano principalmente tre tipi di miele, il miele Attico il più apprezzato, oggi diremmo il top della gamma, il miele Ibleo classico miele di timo di qualità comparabile ed il miele fenicio, un prodotto popolare.
Il timo fa parte della vita e della cultura delle isole Egadi, nel mese di giugno, quando la pianta fiorisce, il paesaggio è dominato dalle macchie di colore rosa-violetto dei cespugli di timo; mazzetti della pianta vengono adoperati, nel rispetto della tradizione, nella lavorazione del tonno, in fase di cottura, a cui conferisce un profumo ed un gusto tipico, in passato venne utilizzato dai meno abbienti anche come combustibile domestico.
Punti di vista Negli anni quaranta e cinquanta del secolo scorso il bracciante agricolo rappresentava la classe più povera della popolazione e, dopo una giornata di duro lavoro, era suo compito provvedere al combustibile per la preparazione dell’unico pasto giornaliero per lui e la sua famiglia. Così, sulla via del ritorno a casa, si procurava delle fascine di timo, l’unica pianta legnosa dell’isola disponibile gratuitamente per tutti. I fuochi accesi sul far della sera diffondevano per l’aria del paese un particolare aroma che, per chi ancora oggi ricorda quei tempi tristi, rappresenta l’odore della povertà. |
non è miele di timo bensi miele di timo sirpillo....il miele di timo è benaltro !!!!
RispondiEliminaChi è queto sapientone ?
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