Ormai tutti sanno, tranne quelli
che fanno finta di non sapere, che lo SpazioMussi©, applicato fin dal 2004
funziona perfettamente come metodo di controllo della varroa. Corre già il
settimo anno di applicazione continua dello SpazioMussi©, su centinaia di
alveari senza problemi; i vantaggi sono notevoli e riguardano i diversi aspetti
dell’attività di apicoltura mortificata dalla necessità di trattare gli alveari
con
prodotti acaricidi ai quali anche le api sono sensibili. Vale sempre il
motto “ quello che uccide la varroa ferisce il tuo miele ” a cui si può
aggiungere “ ..e le tue api ”.
Trattare con prodotti acaricidi
significa:
- - inquinare l’ambiente alveare ed i suoi prodotti
- - indebolire le api
- - lavorare di più
- - spendere di più
La domanda è sempre la stessa : cui prodest ? A chi giova?
La risposta è semplice, a nessuno
degli apicoltori.
Queste pratiche rozze sono state
purtroppo indispensabili nella preistoria della lotta alla varroa quando tutti
vagavamo ciechi ed ignoranti in un mondo sconosciuto.
Il titolo di questo brano mi è
stato suggerito da una citazione di Francesco Bortot – Il Rasoio di Occam –
inserita in un articolo pubblicato sul mensile Apimondia italia. Il Rasoio di Occam lo possiamo definire come il principio
fondante di quello che oggi, semplicisticamente, chiamiamo “ il metodo scientifico”. Ora ho l’occasione di
adoperarlo per radere un poco di ignoranza e scoprire un lembo di verità sul
controllo della varroa.
A partire dal 1990 con
l’applicazione del metodo Campero e la
successiva accoppiata con l’acido ossalico, spruzzato o sgocciolato, si è
ridotto moltissimo, quasi a zero, l’inquinamento dell’ambiente alveare essendo sufficiente, per il controllo della
varroa, l’applicazione del metodo Campero in primavera, fino a poco prima prima
della posa dei melari, ed un solo intervento chimico in autunno con acido
ossalico. La necessità di trovare un metodo di lotta o controllo della varroa
che fosse poco inquinante, efficace e semplice da gestire ha portato
all’invenzione di diversi procedimenti che però non potevano prescindere da un
trattamento chimico finale un esempio per tutti è il blocco di covata.
A Michele Campero dobbiamo
riconoscere il primato di avere sperimentato una possibile via, del tutto naturale,
per il controllo del parassita varroa.
Apiario Bonaventura :telaino Campero in ciclo |
Ma è Francesco Mussi che ci ha
dato un metodo risolutivo ed assolutamente naturale nel controllo della varroa;
posso compatire gli increduli, non posso fare a meno di biasimare i miscredenti
e gli ignoranti che non sono quelli che non sanno ma quelli che non vogliono
sapere. Adesso c’è una novità.
In mezzo alle centinaia di
alveari a SpazioMussi© ce n’è rimasto uno, il calimero della situazione, che,
per dimenticanza o distrazione, è rimasto con i distanziatori Dadant ebbene, lasciato così per pura curiosità, anche
questo alveare non soffre per la varroa; viene condotto come quelli a
SpazioMussi© e si sviluppa e produce normalmente. Fino ad oggi mi sono fatto
scrupolo di pubblicare questo fatto ma, adesso ho una conferma che mi viene da
un altro apicoltore, Vincenzo Bonaventura che non ha ancora completato la
trasformazione del suo apiario da spazio Dadant a SpazioMussi©, per cui nella
stessa postazione convivono i due tipi di alveari. Gli alveari con distanziatori
Dadant sono trattati con il telaino Campero; in questi giorni, analizzando la
prima covata maschile opercolata asportata, egli vi trova solo qualche rara
varroa
la freccia indica l'unica varroa presente in tante celle di covata maschile |
contrariamente agli anni precedenti quando, per ogni celletta di covata
maschile, si trovavano tre o quattro varroe.
ancora una sola varroa in altra porziine di covata maschile |
Le due esperienze ci dicono che i
distanziatori a SpazioMussi© hanno l’effetto di abbassare il livello del
parassita varroa non solo negli alveari in cui sono adottati ma, anche negli
altri alveari dello stesso apiario.
Adesso che sapete non fate gli
ignoranti, datevi una sbarbata.
Vincenzo Stampa
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