venerdì 2 dicembre 2011

Apicoltura possibile: la necessità di cambiare

Nonostante trentadue anni di esperienze di ogni genere nella lotta alla varroa ancora gli alveari ne muoiono. Tutti gli esseri viventi hanno una stessa molla interna che è l’essenza della loro natura e che li spinge tutti nella stessa direzione, assicurarsi una discendenza. Detto così sembra una cosa semplice. 

Lo spazio disponibile, anche  se sembra infinito, è limitato al pianeta Terra che è frazionato in numerose nicchie ambientali fortemente diversificate e tipicizzate; questo, mentre moltiplica le possibilità agli esseri viventi per esprimere la loro capacità di diversificazione, allo stesso tempo ne circoscrive e limita  la diffusione.
La forte e continua competizione si risolve con l’adattamento di ogni singola specie alle condizioni determinate dall’ambiente fisico e dal rapporto di condivisione con gli altri esseri conviventi. Qualsiasi intrusione in una nicchia ambientale provoca lo spostamento dell’equilibrio, per conseguenza l’insieme dei viventi rivede i rapporti reciproci e con l’ambiente, al fine di raggiungere un nuovo equilibrio che assicuri a tutti una continua generazione; a questo dobbiamo l’innumerevole varietà degli esseri viventi sulla terra.
Noi, gli ultimi arrivati, non stiamo al gioco, NOI vogliamo fare il “direttore d’orchestra” e per di più non ci accontentiamo, la pretesa è più ampia, ci cimentiamo continuamente nel difficile mestiere di “Padre Eterno”.
Questo vizietto è tropo bello e nonostante gli innumerevoli storici e plateali fallimenti planetari non rinunciamo ad esercitarlo con ogni mezzo.
Per tornare al microscopico problema VARROA, per dirlo sinteticamente ABBIAMO TOPPATO! E ancora non ci basta. Il controllo della varroa non è difficile invece è molto più difficile il controllo del nostro cervello dopato.
Alcuni apicoltori illuminati, che qui mi rifiuto di citare per la milionesima volta confidando, nonostante tutto, nella vostra voglia di sapere, ci hanno fornito più metodi per controllare il parassita cioè per instaurare una sorta di convivenza forzosa  limitando i danni reciproci. Il punto dolens è prorpio questo: nessuno è disponibile a modificare le proprie convinzioni, abitudini e metodi cioè a mettersi in gioco personalmente. Tutti, al contrario, pretendono che qualcun altro risolva il problema fornendo una soluzione risolutiva, semplice, efficace e magari gratuita. L’atteggiamento mentale di padre-padrone rende i più del tutto ciechi e sordi e purtroppo per loro, anche vittime di chi con la varroa ci campa e per questo continua a coltivare e diffondere la falsa illusione di una possibilità di controllo con i metodi attuali, platealmente fallimentari.
Cambiare rotta si può, c’è chi lo ha fatto da molti anni applicando non il metodo miracoloso ma per prima cosa l’intelligenza, la revisione critica del proprio atteggiamento nei confronti dell’alveare, rispettando le esigenze biologiche delle api e cercando una possibile convivenza con la varroa.
Una delle prime nozioni che mi ha inculcato il mio maestro di apicoltura, Bruno Pasi sarto-apicoltore, è < l’apicoltore non deve pensare al miele ma, innanzi tutto, deve curare il benessere delle api le quali al momento giusto faranno il miele che è il loro mestiere >. Nella semplicità di questa affermazione c’è tutta la filosofia dell’apicoltura, l’apicoltore non è il padre-padrone dei suoi alveari ma l’umile e attento servitore degli stessi e fino a quando non la smetteremo con la presunzione e l’arroganza non risolveremo il problema.

     

3 commenti:

  1. Ciao sono Emanuele, condivido in pieno i tuoi pensieri e le tue idee, sul fatto che non siamo i padroni della terra. Io conduco dieci arnie con la lotta biomeccanica alla varroa e da 3 anni nessun decesso, non sto dando farmaci di nessun tipo alle mie api né faccio alcun tipo di blocco di covata. Le api stanno benissimo. Sto sperimentando per conto mio perché non voglio inquinare gli alveari sostanze chimiche. Ora ho aperto un blog da qualche giorno perché molti apicoltori non ci credono o non sanno come funziona questo metodo, forse perché poco conosciuto e mal descritto forse perché non hanno voglia di leggere e soffermarsi a capire, quindi sto condividendo la mia esperienza per chi ci tiene veramente e per il bene delle api.
    Inoltre quest'anno anno legalizzato anche l'acido formico, ma molti non sanno che è un potente mutageno e che ha effetti collaterali e reca infertilità alle regine. Ormai tutto gira attorno ai farmaci e le persone li usano senza indagare. Chiudo!
    Ancora complimenti, mi iscrivo al tuo blog! Saluti!

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  2. Caro Emanuele, ogni tanto non sentirsi soli fa bene. Segnalami il tuo blog così aderisco.
    Puoi anche seguire la vita dell'associazione regionale su www.sicilia.federapi.biz oppure di quella nazionale su www.federapi.biz

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  3. Ok trovi il mio blog qui: http://apicolturasostenibile.wordpress.com/ io aggiungo il tuo tra i weblinks. Saluti!

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