Ogni latitudine ha le sue regole, al 38° parallelo non cambia la biologia dell'ape ma, cambia il suo comportamento; attenzione, parlo dell'ape locale l'Ape Mellifica Sicula anche se qualcuno, forse sfaccendato, ha pensato di cambiarle il nome ma, questa è un'altra storia. Al 38° parallelo le condizioni climatiche, molto diverse da quelle del centro nord, impongono all'apicoltore attento un comportamento adeguato alle condizioni che si faranno sempre più drastiche andando verso la piena estate.
Nell'area litorale l'ultima fioritura utile ad una importazione produttiva si esaurisce tra la fine di giugno e la metà di luglio con il timo o l'eucalipto. Dopo di ché, ha inizio, dal punto di vista dell'importazione, un lungo "inverno" caldo che durerà fino alle prime piogge autunnali cioè, orientativamente, fino alla fine di settembre.
Nell'area litorale l'ultima fioritura utile ad una importazione produttiva si esaurisce tra la fine di giugno e la metà di luglio con il timo o l'eucalipto. Dopo di ché, ha inizio, dal punto di vista dell'importazione, un lungo "inverno" caldo che durerà fino alle prime piogge autunnali cioè, orientativamente, fino alla fine di settembre.
Cosa succede nell'alveare?
Al calo drastico dell'importazione, corrisponde un altrettanto rapida diminuzione della deposizione, risparmiare le scorte, in effetti, è l modo più semplice per contrastare la carestia; in fondo le cose semplici sono quelle che funzionano meglio. l'Ape Mellifica Sicula ha adottato questo comportamento di sopravvivenza che è il risultato di una costante ed inesorabile azione selettiva operata dal clima e dall'ambiente sull'insetto. L'apicoltore, in questa come in altre situazioni, non deve fare altro che accettare il suggerimento della natura ed operare di conseguenza; l'intelligenza a sevizio e supporto delle necessità dell'ape.
Covata su favo centrale nel periodo estivo |
In previsione del calo di popolazione, conseguente al rallentamento della deposizione, e dell'aumento progressivo della temperatura, è necessario dare all'alveare un assetto tale da permettere alle api di continuare a controllare agevolmente il microclima dell'alveare. Occorre rispettare e/o realizzare alcune condizioni, in assenza delle quali lo sciame si troverebbe in balia degli eccessi climatici con grave pregiudizio per la sua sopravvivenza.
* Un primo criterio è concedere alle api soltanto lo spazio che esse possono occupare fisicamente, magari un poco più ristretto rispetto alla situazione attuale; dietro questa scelta c'è un principio fisico secondo il quale il moto convettivo spontaneo dei fluidi non può avvenire in uno spazio ristretto e quindi, nelle condizioni concesse, il flusso di calore e di umidità viene regolato dal concentrarsi e dall'espandersi delle api nello spazio disponibile.
* Un secondo criterio da adottare consiste nella riorganizzazione interna dell'alveare, con azioni semplici e funzionali quali:
- centrare la covata rispetto alle scorte
- ridurre a otto il numero dei favi a disposizione, a sette per chi adotta lo Spazio Mussi
- creare a destra e a sinistra, mediante l'uso di due diaframmi, uno spazio vuoto che forma una camera d'aria a parziale compensazione egli eccessi climatici.
Dopo di ché, andiamo pure in ferie, al mare o in montagna, vicino o lontano non importa, le nostre api, senza di noi, se la caveranno alla grande.
non direi che arriva l'inverno caldo dopo la metà di luglio ....ci sono i finocchi selvatici che possono dare nutrimento alle api ....e tante altre piante che non sto ad indicare in quanto sono frutto delle mie osservazioni personali ...
RispondiEliminaDove ci sono i finocchietti selvatici, le api sopravvivono bene risparmiando le scorte. Purtroppo questa situazione si trova soltanto in piccolissime aree della Sicilia Occidentale.
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