giovedì 2 giugno 2011

Apicoltura e stagioni : le variazioni climatiche non sono una favola

"non ci sono più le mezze stagioni" una frase che è diventata un argomento per macchiette umoristiche, un luogo comune o, come si dice correntemente, una leggenda metropolitana. Certamente chi vive in una grande città e trascorre la maggior parte delle sue giornate dentro un ufficio ha una percezione del clima molto diverso da chi vive a diretto contatto con la natura. Gli apicoltori poi sono addirittura clima-dipendenti perché basta un niente


a mandare in fumo le aspettative di un anno di lavoro, in particolare la primavera in corso e l'estate prossima ventura, per come si preannuncia, possono essere un emblematico esempio di sovvertimento climatico.
I cambiamenti repentini delle condizioni climatiche, da caldo a freddo e viceversa, al ritmo di due o tre volte alla settimana e qualche volta nell'ambito dello stesso giorno, hanno delle conseguenze deleterie sulla vegetazione e di immediato riflesso sugli alveari.
Le piante nascono, crescono, si riproducono in quel luogo geografico perché si sono adeguate a quelle condizioni climatiche, variazioni comprese. Cambiando queste condizioni e per di più in rapida sequenza, le piante non sono in grado di svolgere a pieno tutte le loro funzioni vegetative ed in particolare viene inibita la produzione di nettare.
Premesso che la fioritura delle piante è direttamente influenzata dalle ore di luce e quindi dalla durata del giorno, vediamo alcuni casi particolari. 
Un esempio è il comportamento della sulla che, nelle pianure costiere a cavallo del 38° parallelo, fiorisce in aprile. Da diversi anni non si riesce a produrre miele di sulla in pianura mentre invece si hanno delle ottime produzioni in zona di media e alta collina dove la sulla fiorisce in giugno, cioè in un periodo dell'anno in cui il clima si stabilizza e le temperature sia diurne che notturne sono più alte e tali da permettere alla pianta la produzione del nettare. 

fiori di sulla con rugiada
Un secondo esempio ce lo fornisce il cardo. Questa pianta spontanea e tipica delle aree incolte inizia a fiorire in febbraio ma, comincia a produrre nettare e ad essere visitata dalle api in maggio e soltanto se la temperatura non scende sotto i 20°C di notte ed è almeno di 24°C di giorno. In particolare quest'anno il flusso nettarifero  ha un andamento altamente discontinuo e ricalca perfettamente le discontinuità dell'andamento climatico. 


fiore di cardo 
Un terzo esempio e quello della sinacciola o rucola selvatica (Diplotaxis erucoides); questa pianta fiorisce tipicamente in settembre, subito dopo le prime piogge autunnali, e continua ad essere fiorita fino a dicembre inoltrato, il suo ambiente è il terreno agrario, tipicamente i campi a vigneto e a uliveto. Ebbene la rucola selvatica è fiorita adesso, fine maggio 2011, insieme al papavero ed è intensamente visitata dalle api nei giorni i cui il cardo, invece, viene ignorato. 

sinacciola/rucola selvatica,  fiorita insieme al papavero
Cosa dire di più? 
Altro che mezze stagioni, qui non ci sono più le stagioni!

   

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