La peste americana è senza dubbio la più pericolosa malattia delle api, altro che varroa, il bacillo che ne è responsabile si riproduce per spore all’interno di una cella opercolata, come dire sicurezza a doppia mandata. Le spore sono una incredibile invenzione della natura, ancora più resistenti e durevoli dei semi che già, di per se, sono un prodigio. In particolare le spore della peste americana resistono e rimangono vitali
per trenta anni nei vecchi favi per quaranta anni nel terreno, resistono per trenta minuti alla temperatura di cento gradi centigradi per quindici minuti alla temperatura di centoventi gradi centigradi ai disinfettanti chimici come l’acido fenico.
per trenta anni nei vecchi favi per quaranta anni nel terreno, resistono per trenta minuti alla temperatura di cento gradi centigradi per quindici minuti alla temperatura di centoventi gradi centigradi ai disinfettanti chimici come l’acido fenico.
Ma, questo non è tutto, come se non bastassero le capacità naturali delle spore, esse hanno anche trovato degli alleati in tanti apicoltori, di quelli che amano le scorciatoie, che si peritano di agevolarne lo sviluppo e la diffusione. Questa non è certo una novità, vi racconto un episodio storico; nei primi anni settanta del secolo scorso la Regione Sicilia decise di potenziare l’apicoltura e, con un tipico provvedimento a pioggia, concesse contributi a quanti, agricoltori o proprietari terrieri, fecero richiesta di acquisto di arnie e sciami di api.
Le aziende apistiche siciliane non erano in grado di soddisfare l’enorme ed improvvisa richiesta di sciami per cui, in automatico, si innescò un flusso di importazione dal centro nord. E, come sempre succede in questi casi, ci fu qualcuno e forse più di qualcuno che non si fece scrupolo di liberarsi, per l’occasione, di sciami ammalati; da qui il primo grande inquinamento del patrimonio apistico siciliano.
Questo episodio di per se potrebbe anche archiviarsi se non fosse per il fatto che, ha fatto scuola anche qui in Sicilia.
Ancora oggi, nonostante in tanti ci sforziamo di diffondere le buone pratiche apistiche, non solo a parole ma, con fatti concreti, con l’istruzione gratuita a tutti quelli che ci chiedono un aiuto o un semplice consiglio, ciò nonostante ci sono i soliti furbi, amanti delle scorciatoie, che hanno trovato un modo semplice per curare la peste: la danno via.
postazione di sciami atificiali
E così, sciami ammalati vengono scientemente destinati alla vendita per il servizio di impollinazione alle colture protette. Ma, la peste è più furba, si diffonde sempre più e ritorna anche a casa di quelli che hanno pensato di liberarsene; ci dobbiamo preoccupare per questi personaggi?
Certo che no!
Ci preoccupiamo per tutti gli altri che, senza colpa, si ritrovano gli alveari appestati.
Come definire questi personaggi?
Ignoranti, imbecilli, malfattori?
Non è che manchino gli epiteti, anche più volgari, ma, mi piacerebbe crearne uno nuovo, originale, onnicomprensivo.
Che te ne pare di Stracazzari.
RispondiEliminaNon è male, a me suona nuovo.
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