lunedì 25 aprile 2011

Apicoltura casistica : Controllo Sciamatura, terzo esempio

L’apicoltura è anche specializzazione, ciascuno liberamente decide a quale dedicarsi ad esempio: miele e polline, regine e pappa reale, sciami per la produzione o per l’impollinazione.  Per chi si dedica alla produzione di sciami, la sciamatura naturale è un evento quanto mai raro, il costante controllo degli alveari e la continua sottrazione di favi di covata e api, annulla completamente questo evento. Il problema della sciamatura si pone per chi esercita un’apicoltura non specializzata, generalista,
se l’obbiettivo è elastico come produrre miele ed anche qualcosa d’altro, allora, anche la sciamatura artificiale innestata su un inizio di sciamatura naturale può assumere un aspetto positivo.
Innanzi tutto occorre fugare qualche dubbio o perplessità, certe affermazioni come ad esempio << non bisogna allevare regine da sciamatura naturale perché si rischia di selezionare api sempre più sciamanti >> che si trovano un po qua e un po la in certi manali di apicoltura, all’atto pratico risultano semplicemente delle stupidaggini. Innanzi tutto il fenomeno della sciamatura non è necessariamente o esclusivamente generato da fattori genetici, sono molteplici, come è stato detto in altro articolo, le cause che portano  un alveare a sciamare. In secondo luogo, le regine si accoppiano in volo ripetutamente con più fuchi che provengono da un’areale molto vasto, la probabilità che una regina vergine si accoppi con un fuco proveniente dal suo stesso ceppo è ridicolmente bassa, se poi l’apicoltore favorisce la deposizione maschile in quegli alveari che hanno dato prova di se in senso positivo, allora la consanguineità è l’ultimo problema dell’apicoltore. 
All’atto pratico, individuato un alveare che si accinge a sciamare, si può sfruttare il fenomeno o per massimizzare la produzione di miele se c’è una fioritura massiva incipiente, come è stato descritto in altro articolo, oppure per produrre nuovi sciami. Nel secondo caso, in un’ora di grande volo, si suddivide il ceppo sciamante in più sciami avendo cura di lasciare per ogni sciame una cella reale opercolata ed una aperta, si distribuiscono gli sciami in varie posizioni dell’apiario, avendo cura di ostruire la porticina di volo con delle frasche, un metodo molto antico, per obbligare le api a rifarsi il punto geografico ed evitare lo spopolamento dello sciame.
La regina vecchia rimane nella sua arnia originaria che raccoglie buona parte delle bottinatrici e, rifornendola di almeno due fogli cerei, la si lascia al suo posto, tutto ciò che sarà in grado di produrre, scorte, covata, nuovi favi, saranno utilizzati per aiutare i nuovi sciami.


agrifoglio in fiore

2 commenti:

  1. Salve, leggo per la prima volta questo blog, e cercando di rifarmi al motto dell'intestazione porto la mia esperienza per mostrare una delle migliaia di sfaccettature dell'apicoltura, condivido in pieno quanto scritto in questo post, senonche il mio mestiere è proprio quello di far sciamare (in modo naturale) il più possibile le api...lo scopo?? facciamo apicoltura in alta montagna, lavoriamo molto con gruppi e scuole e l'obbietivo principale è riuscire a fare una visita durante una sciamatura, essere immersi in una nuvola di api (molto innoque), seguire lo sciame ed aspettare che si posi, ed infine recuperarlo insieme al gruppo, se poi la scuola decide di continuare l'esperienza l'arnia prenderà il nome dell'istituto, e potranno continuare a seguirla nelle sue fasi di crescita e di produzione. Per molti apicoltori il lavoro con le api è solo miele polline propoli e pappa reale...ma con un pò di fantasia si può fare molto molto di più.
    www.lamielerianelbosco.it

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  2. Più vado avanti e più mi convinco che l'apicoltura è un'arte. L'apicoltore lo consideriamo un artigiano o un artista ?

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