domenica 16 maggio 2010

Apicoltura un disastro annunciato : L’orribile tossico-dipendenza degli apicoltori

Correvano gli anni ottanta del secolo scorso e la varroa, proveniente dall’est, si impadroniva dell’Europa, nessuno sapeva esattamente cosa fare ma, tutti, eravamo votati a qualsiasi soluzione pur di salvare gli alveari. Fu un proliferare di invenzioni, di soluzioni vere e false e comunque estemporanee, per lo più rimodulando, con inventiva tutta italiana, soluzioni anch’esse provenienti dall’est. In questo “mare magnum” di confusione e di necessità ci fu qualcuno e sicuramente più di uno, che
cercava una via diversa di approccio al problema  ad esempio nacque e si diffuse il fondo di rete “antivarroa” che non è la soluzione finale ma che ha dato e continua a dare il suo contributo. Tra i tanti emerge la figura del prof. R. Bozzi di Pistoia (fisico e apicoltore), il quale, con razionalità (merce rara), per prima cosa mise ordine in tutto quella confusione,  con una pubblicazione fatta di testi e diapositive, mettendo a confronto tutti i metodi e i prodotti antivarroa allora adoperati, indicando chiaramente il modo di calcolare il grado di infestazione attuale e futuro di un alveare, i pericoli della farmaco resistenza ed il modo di limitarla e proponendo per primo un metodo di lotta, oggi diremo bio-meccanico, di confinamento della regina per rendere massima l’efficacia dell’inevitabile, allora, trattamento chimico.

Il prof. Bozzi andò, in tutti i luoghi d’Italia in cui fu chiamato, ad illustrare la sua opera, venne pure a Trapani e siamo in molti a ricordare che la sala conferenze della camera di commercio, capiente di quattrocento posti, non fu sufficiente a contenere tutti gli intervenuti; la conferenza si protrasse per ben due ore oltre il tempo stabilito. Sicuramente il metodo Bozzi, di confinamento della regina, non è molto pratico, sicuramente funziona, ma il suo valore  consiste nell’avere indicato una strada percorribile.
Per molti, troppi anni, inascoltato!
E intanto si proponevano, vendevano e adoperavano, a tonnellate le più diverse porcherie chimiche, meglio se illegali; follia o dabenaggine?.
A pochissimi anni di distanza, quasi in contemporanea nel 1990, si fa un grande balzo in avanti nella lotta bio-meccanica alla varroa con M. Campero (apicoltore), che con una storicamente famosa pubblicazione, propone il suo telaino indicatore trappola, come soluzione naturale al controllo della varroa. Già l’approccio è diverso, non più la ricerca della soluzione finale ma la possibile convivenza. 
Il metodo è interessante per diversi aspetti e, se illustrato a dovere, contribuisce molto non soltanto al controllo della varroa ma, anche, alla crescita tecnica e culturale dell’apicoltore. 
La sua applicazione presuppone, e dove manca la crea, la conoscenza dei meccanismi che regolano la vita dell’alveare, un ottimo strumento di crescita professionale.
I soliti tromboni hanno decretato: Bocciato!  
Si spesero più energie nella lotta contro M. Campero che nella lotta contro la varroa.
E intanto si propongono, vendono e adoperano, a tonnellate le più diverse porcherie chimiche.
Eppure ci fu uno stupido, un certo Vincenzo Stampa (chimico apicoltore), che lo mise in pratica, cercando di capirne il funzionamento e di adattarlo alla situazione locale, e lo diffuse tra gli apicoltori della provincia di Trapani con grande soddisfazione per tutti.
Ai detrattori del metodo, anche a quelli che si autodefiniscono professionisti dico : cercate di diventare apicoltori!
Mi permetto un inciso che magari sembra che non c’entra con la varroa , avete presente le mosche? Soltanto un ambiente pulito, con l’impegno quotidiano di tutti, impedisce il proliferare incontrollato delle mosche, gli insetticidi fanno il lavoro di rifinitura.
Lavoro, impegno, ragionamento, tutte cose altamente in disuso, vanno di moda gli sciroppi che guariscono tutti i mali, come nella migliore tradizione dei film Western, le polveri di “pimpirimpì”, dette anche pozioni magiche, e adesso, ultimo grido, s’invoca il miracolo!
Eppure dopo il fallimento totale, che è sotto gli occhi di tutti, mortalità di alveari fino all'80%, si chiedono ancora nuovi prodotti chimici contro la varroa, roba da drogati!.
Ancora una volta si cerca di scaricare su altri, non si sa bene su chi, la colpa del fallimento.
Eppure le soluzioni per ridurre al minimo l’uso della chimica e salvare gli alveari ci sono, sperimentate funzionanti e gratuitamente fruibili a diversi livelli di impegno, blocco di covata più di un metodo, telaino Campero e per ultimo in ordine di tempo, metodo SpazioMussi©.
E qui la storia si ripete, i tromboni dell’apicoltura sparano a zero, i drogati  dell’apicoltura storcono la bocca, ma perché invece di perdere tempo a parlare male degli altri non vi rimboccate le maniche e fate le vostre brave prove cercando di capire il perché ed il per come delle cose?
Termino riferendovi quello che ci è stato detto a Berna a proposito del fenomeno dello spopolamento improvviso degli alveari “da tutto il mondo ci arrivano dati statistici, dall’Italia solo lamentele “.
Lamentatevi!


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