La natura ha pensato a tutto? Beh! Diciamo che ci ha provato. Ha potuto utilizzare in abbondanza uno dei motori fondamentali dell’universo, il tempo. Di quello, ne ha avuto gratis a josa, milioni e milioni di anni per fare le sue prove, correggere gli errori, trovare le soluzioni più efficienti. Risultato finale? Migliaia o forse sarebbe più giusto dire milioni di soluzioni efficienti, la vita nel suo complesso, tutto il regno animale e vegetale. Da che si alimenta tutto questo?
Da un’unica fonte energetica che fluisce costantemente da sempre, il motore del nostro pianeta, dal sole. Tutti i giorni arrivano sul pianeta terra quantità enormi di energia sotto forma di radiazione solare e per giunta gratis ma, ci sono dei particolari che non si possono trascurare: - la quantità è costante nel tempo ma è limitata, quel tot quotidiano e niente di più
- tutta quella energia che non viene utilizzata o immagazzinata durante il giorno, si disperde durante la notte e non ritornerà mai più.
Così, anche se l’energia proveniente al sole è apparentemente illimitata, ogni essere vivente ne ha a disposizione un tot quotidiano e non si può permettere il lusso di sprecarlo.
Ne consegue che la vita sul pianeta, nel suo complesso, è stata spinta a trovare, utilizzando un tempo quasi infinito, quelle soluzioni che permettono l’utilizzo, con il minimo spreco, dell’energia proveniente dal sole.
Le api, con la loro organizzazione sociale, ci danno più di un esempio di come utilizzare al massimo l’energia disponibile e di come, nello stesso tempo, risparmiarla.
Primo esempio
Sappiamo che la principale fonte di energia per le api è il nettare dei fiori, che le piante elaborano mediante la fotosintesi clorofilliana, utilizzando l’energia solare.
Il nettare, raccolto e rielaborato, diventa il miele, unico sostentamento energetico per le api. La raccolta del nettare è un lavoro a cui si assoggettano le api per la loro sopravvivenza ma, lavoro significa consumo di energia per cui, una parte del nettare e dunque del miele, viene consumato per il lavoro di raccolta.
Allora, diventa importante l’efficienza, ovvero il massimo rendimento con il minimo sforzo o minimo impiego di energia.
A questo provvede l’organizzazione del lavoro, l’organizzazione sociale del lavoro delle api.
Tutte le mattine, quando la temperatura esterna all’alveare raggiunge i dieci gradi centigradi, partono dall’alveare alcune api che esplorano l’ambiente circostante e tutte le fonti di nettare conosciute, riportando all’alveare il risultato delle loro ricerche.
Soltanto quando la notizia è positiva e cioè quando le fonti nettarifere sono attive, soltanto allora le api bottinatrici escono in massa dall’alveare per dedicarsi al raccolto.
Sarebbe stato un inutile spreco di energia se tutte le api bottinatrici fossero uscite di prima mattina dall’alveare alla ricerca di nettare, consumando così una parte del raccolto e del lavoro del giorno precedente.
Economia del lavoro !
Secondo esempio
All’interno dell’alveare la temperatura si mantiene costante all’incirca attorno ai trentasette gradi centigradi. Quando il sole picchia e la temperatura interna tende a superare il livello ottimale, allora le api regolano la temperatura utilizzando l’acqua che, spruzzata all’interno dell’alveare ed evaporando per la ventilazione, sottrae calore e abbassa la temperatura interna.
Al sopraggiungere dell’inverno il problema è un poco più complesso infatti il calore dall’interno dell’alveare fluisce inesorabilmente verso l’esterno in obbedienza al principio fisico che dice “ il calore fluisce spontaneamente da un corpo più caldo ad uno meno caldo “.
Così il problema è; come trattenere il calore?
Le api producono il calore necessario all’alveare facendo vibrare i muscoli del torace, l’energia proviene dal miele con cui si alimentano e le api, durante l’inverno, attingono alle scorte accumulate durante la bella stagione, che non sono infinite.
Occorre fare economia.
Come opporsi all’inarrestabile flusso di calore verso l’esterno?
Le api hanno avuto del tempo per trovare la soluzione, semplice funzionale e poco costosa in termini di energia. Quando la temperatura esterna non permette più alle api di volare, esse si raggruppano e si stringono le une alle altre formando un gruppo compatto chiamato glomere al cui interno la temperatura si mantiene a livello ottimale. Le api stesse con il loro corpo formano un blocco isolante e, per limitare al massimo il flusso di calore dal glomere, esse si stringono talmente fortemente che risulta molto difficile penetrarlo con un dito o un attrezzo appuntito.
Le api che più soffrono il freddo sono quelle all’esterno del glomere e, per distribuire uniformemente lo stress, esse rispettano un turno che lentamente porta quelle esterne verso l’interno e viceversa.
Democrazia energetica!
Vincenzo Stampa
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