venerdì 26 marzo 2010

Apicoltura in notturna : Il fascino della luna colpisce anche le api

Il plenilunio  evoca nell’immaginario collettivo storie di lupi mannari e sabba stregoneschi, nella canzone Napoletana invece è un momento magico per gli innamorati e per gli apicoltori in quanto tali? Non saprei dire.
Certamente le api hanno da dire la loro.


La transumanza non è soltanto una tecnica produttiva ma anche un’ attività che ci rende protagonisti nel misterioso ed affascinante ciclo della vita. All’inizio dell’estate , quando le temperature notturne raramente scendono sotto i venticinque gradi, quando la campagna imbiondisce rapidamente , non soltanto per il grano maturo ma, soprattutto per le erbe disseccate, è il momento di spostarsi sull’ultimo pascolo della stagione, l’eucalipto.
Attorno ai settecento metri di quota l’atmosfera cambia; l’aria frizzantina ed aromatica per la quota e per il respiro degli eucalipti, il fruscio delle fronde che gentilmente diffonde nel silenzio del bosco, creano un’atmosfera idilliaca, quasi magica.
Gratificati dalla felice scelta del luogo e speranzosi  in un buon raccolto lasciamo le nostre api indisturbate al loro compito.
Le nostre api la pensano allo stesso modo?
Dubito molto sulla capacità di pensiero delle api, è più ragionevole credere che l’apicoltore adatta il suo pensiero alle loro necessità ed al loro comportamento istintivo.
E loro………..non lo deludono !
Subito si buttano impetuose sulla fioritura, l’eucalipto è una pianta molto generosa e poi, con il gran caldo, il nettare è così concentrato che dalla sera alla mattina si potrebbe anche smielare. Approfittare di questo tesoro è un imperativo categorico a cui le care apine non si sottraggono. Per loro è in gioco un fattore fondamentale, la sopravvivenza della famiglia in primis e della specie in secundis.
Il lavoro ferve ad un ritmo parossistico, il caldo aumenta, le piante più precoci incominciano a sfiorire, il tempo stringe, non si può perdere neanche un momento.
E così, quando il disco solare sparendo lentamente dietro il colle, viene sostituito dal bonario faccione della luna piena, si presenta un’imprevista opportunità per le api, è come l’inizio di un altro giorno, un’alba prolungata piena di promesse e di speranze.
Le più volenterose o le più esperte si lanciano, certo la luce è pochina ma il riferimento è notevole, un bel disco bianco. Il lavoro al lume di candela, si sa, non è così produttivo come quello di giorno, lo sapevano bene le nostre nonne ma, è pur meglio che niente,  al fruscio delle fronde si aggiunge il ronzio delle operaie ed il bosco vive anche la notte.
Nettare denso, pallottole di polline, continuano nella notte ad affluire all’alveare, pochino sì, ma, è l’inizio di un nuovo giorno è come ogni giorno, all’avvio il lavoro è lento ma crescerà, come sempre.

Notte dopo notte, alba dopo alba, giorno dopo giorno, crescono le provviste; forza vitale o fascino lunare?
Non lo sapremo mai !
V. Stampa


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