mercoledì 7 settembre 2011

Apicoltura indifferente : varroa residua in alveari a Spazio Mussi

Essere pragmatici, alle volte agli occhi del prossimo, può sembrare un difetto. Ma, si sa, c'è chi fa e chi disquisice; chi fa, per solito, è anche di poche parole non ha voglia di dedicarsi ai sofismi e, se comunica i risultati della propria esperienza, va al nocciolo del problema senza tanti fronzoli. Anche se ho scritto parecchio sullo Spazio Mussi, leggendo i commenti che 




circolano su tanti forum, mi sono reso conto che ho trascurato di riferire su un particolare che ritengo personalmente del tutto irrilevante, visto i risultati costanti in tutti questi anni, ma che evidentemente  non fa dormire sonni tranquilli a molti. Vero è che tutti possono fare le loro esperienze e verifiche ma, sembra, che questa via non siano in molti disposti a percorrerla.

Ah, Galileo!
Le domande che rendono insonni tanti simpaticoni sono:
- quante varroe ci sono in un alveare a SpazioMussi ?
- come fanno le api a liberarsi dalla varroa ?
Ora, prima di approfondire l'argomento, voglio riaffermare un principio sacrosanto, l'apicoltore ha da fare il suo mestiere perché da questo trae sostentamento per se e per la sua famiglia, ovviamente nel rispetto delle norme e se ha trovato un metodo come "lo SpazioMussi" che risolve il problema varroa, che gli fa risparmiare tempo, denaro e lavoro, che è perfettamente rispettoso della sanità delle api, dei prodotti dell'alveare e quindi della salute di tutti, perché non deve applicarlo?
D'altro canto noi tutti, apicoltori e non apicoltori, cittadini italiani, contribuiamo a mantenere con il nostro lavoro una categoria di persone definite "ricercatori" dai quali nulla è venuto, almeno per quello che si sa e che non si sa, a chiarimento rispetto alle difficoltà, ai dubbi e alle incertezze di una intera categoria di produttori in merito allo Spazio Mussi e non solo.
Mi astengo dal porre una domanda che, benché legittima, potrebbe sembrare, in questo contesto, polemica.
Dunque, per sopperire a quella che non considero una manchevolezza ma solamente un dato non essenziale, mi sono auto promosso indagatore, che è molto meno di ricercatore, e dopo otto anni (2004-2011) di felice e spensierata applicazione dello SpazioMussi sono andato a verificare il grado di infestazione residua da varroa nei miei alveari, ovviamente a campione.
La scelta del metodo
Il primo problema che mi sono posto è stato la scelta del metodo, siamo in Sicilia occidentale ai primi di settembre, non piove da oltre tre mesi e l'ultima fioritura utile si è esaurita a fine giugno; le covate sono molto ridotte.
Escluso a priori l'uso di acaricidi, infatti non è assolutamente il caso di inquinare, la mia scelta si orienta su metodi che poco interferiscono con l'equilibrio interno degli alveari e tra questi ho scelto, per semplicità e velocità di esecuzione ed anche un po per curiosità, il campionamento degli acari mediante l'uso di zucchero impalpabile, il metodo è stato messo a punto negli USA. 
Materiali 
In accordo con la metodica ho adattato un vasetto abbastanza grande per potere scuotere le api, l'imbuto di lamiera che per solito adopero per la formazione di nuclei, una bilancia elettronica sensibile al grammo, zucchero impalpabile del commercio, il coperchio di un secchiello per miele come vassoio su cui raccogliere le varie ed una pompetta nebulizzatrice per sciogliere lo zucchero e rendere più visibile la varroa.
Le fasi del prelievo sono state fotografate mediante camera digitale adatta alle foto macro.


Risultati
Per mia comodità ho scelto un apiario di circa trenta alveari a conduzione stanziale non molto distante dalla mia sede abituale. Ho prelevato cinque campioni, tutti nello steso giorno, ho eseguito i calcoli secondo la metodica ma, mi è sembrato opportuno misurare la popolazione di api adulte e la superficie di covata di ogni singolo alveare con il metodo dei sesti leggermente modificato. I risultati sono riepilogati in tabella 

Commento
Secondo gli autori Americani, inventori del metodo di prelievo delle varroa mediante l'uso dello zucchero impalpabile, le varroe totali nell'alveare  sarebbero il doppio di quelle circolanti  (metà sulle api e metà dentro la covata). Seguendo questa indicazione e in base a quanto misurato e calcolato ci sono almeno due alveari su cinque in pericolo.
Come mi comporterò
Gli autori Americani consigliano di trattare se la % di varroe totali supera il 10-12%.
L'Istituto di ricerche dell’agricoltura biologica (FiBL), Ackerstrasse, CH-5070 Frick, www.fibl.org che adotta un metodo simile, consiglia di trattare se in luglio si trova un valore del 2%. 
Non è mia intenzione interferire minimamente sul comportamento spontaneo delle api, lascerò che continuino a sbrigarsela da sole così come hanno fatto in tutti questi anni; vedremo cosa succederà!                                           

Per quanto riguarda il modo con cui le api si liberano dalla varroa beh! 
Non rubiamo il lavoro a chi è stipendiato e finanziato per poterlo fare, possiamo sperare soltanto che qualcuno ne abbia la voglia e/o la capacità.
Personalmente ritengo il dato del tutto irrilevante dal punto di vista pratico considerato che, come apicoltore assieme ad altri, sto godendo dei vantaggi dello SpazioMussi da molti anni, nella più completa ignoranza ma, con somma felicità e convenienza. Questo non vuol dire che non sono curioso ma, non è una curiosità fine a se stessa, andando a fondo delle questioni cresce la nostra conoscenza e poi, non si sa mai quello che ci può essere dietro un'incognita. 
Ma non è un lavoro da apicoltore!

Finisco con un proverbio Siciliano:
Dove c'è vista non ci vuole prova.

Saluti


Nessun commento:

Posta un commento