Quando ero studente universitario prossimo alla laurea, oltre quaranta anni or sono, c’era, tra i colleghi, un dibattito rispetto al tipo di tesi di laurea da imbastire; il confronto era essenzialmente tra tesi compilativa, considerata di scarso valore, e tesi sperimentale che veniva considerata più confacente alla conclusione di un corso di studi scientifico.
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Non è che imbastire una tesi compilativa fosse semplice, c’era da consultare pubblicazioni e testi spesso localizzati in edifici e istituti diversi, insomma un lavoro da topo di biblioteca.
Oggi, che le informazioni viaggiano in rete con una sovrabbondanza e velocità alle volte sconvolgenti, un lavoro di tipo compilativo è una bazzecola, per chi ha voglia e interesse a condurlo in porto.