lunedì 18 aprile 2011

Apicoltura sciamatura : conoscere il fenomeno per governarlo

Se, cambiando il nostro punto di vista, consideriamo la sciamatura non un male da sopportare ma una necessità biologica dell’alveare, possibilmente avremo una maggiore probabilità di comprendere il fenomeno e di trovare una via per il suo controllo.

Come tutti gli esseri viventi del pianeta, anche le api tendono ad occupare tutto lo spazio disponibile e questo soltanto per dare alla specie la più alta possibilità di sopravvivere e perpetuarsi.
La specie però non agiscono in modo brutale, hanno avuto a disposizione milioni di anni ed infinite prove per affinare i meccanismi vitali e riproduttivi in sintonia con l’ambiente ed in equilibrio con gli altri viventi.
Per tanto anche la sciamatura segue delle regole precise e si scatena in seguito a pulsioni interne all’alveare e a stimoli esterni.
Naturalmente, nel descrivere i fattori che regolano la sciamatura, ci dobbiamo riferire ad un ipotetico alveare libero di esprimersi senza condizionamenti imposti dall’apicoltore, ad esempio immaginiamo uno sciame che si installa spontaneamente nel vano di una finestra.

Sciame all'aperto,  attaccato ad un ramo di ulivo 

La sciamatura è un momento di grande incertezza, una scommessa sul futuro una opportunità ma anche un rischio per la specie.
L’età della regina ha un ruolo determinante, la natura ha programmato che una nuova famiglia deve avere la possibilità di costruire il suo nido fino ad una dimensione tale da garantire un quantitativo di api e di scorte sufficienti per resistere ad ogni imprevisto oltre che alle avversità climatiche stagionali.
Di conseguenza, per i primi due anni della sua vita, nessuna regina darà origine ad uno sciame naturale; nel secondo hanno di vita però vi è qualche probabilità di sciamatura e questo dipende da fattori genetici ad esempio ibridismo e da fattori ambientali particolarmente ostili allo sviluppo dello sciame ad esempio un ambiente ristretto.
Lo spazio limitato agisce in vari modi, rallenta o blocca la deposizione della regina, genera sovraffollamento, fa aumentare la temperatura interna; tutti stimoli per la sciamatura.
Con l’età della regina interviene il fattore più importante, la diminuzione della produzione da parte della regina dell’ormone reale, le api operaie lo interpretano come una riduzione dell’efficienza della regina e danno inizio all’allevamento di celle reali per la sostituzione.
In fine, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, è il raccolto lento e continuo che stimola la sciamatura, l’impeto di un forte raccolto la blocca, non può essere sprecata l’occasione per fare scorte che sono un’assicurazione sul futuro dello sciame.
Allora, in sintesi, abbiamo a che fare con delle leve bidirezionali, esse possono agire da freno o da acceleratore anche in diversa combinazione tra di loro.
Il compito dell’apicoltore è di capire in anticipo il progetto dello sciame o le sue impellenti necessità, osservando lo stato dell’alveare e cogliendo ed interpretando i segnali che esso traccia, anche in relazione con l’andamento climatico e con le fioriture.


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