mercoledì 8 aprile 2015

Apicoltura in difficoltà: l’annata 2015 si annuncia pessima

A parte dal 2003 cominciano ad essere misurabili le alterazioni del clima, sempre più intense con il passare degli anni. Da queste parti, Sicilia occidentale, in un passato non molto remoto, come in altri luoghi d’Italia, l’avvicendarsi delle stagioni meteorologiche e le conseguenti attività agricole, sono state descritte e scandite in modo sintetico e significativo da “detti popolari”, secondo un ideale calendario che relazionava, i lavori dei campi le ricorrenze religiose e
i fenomeni metereologici;  ad esempio:  “p’a ‘mmaculata l’agghia è nata o siminata”  (per l’immacolata, 8 dicembre , l’aglio è nato o seminato) oppure in giugno “ 14 razia e 15 risgrazia” ( il 14 giugno si festeggia S. Antonio e subito dopo si possono verificare dei piovaschi che rovinano il raccolto per cui il 14 grazia e il 15 disgrazia), o ancora “austu riustu capu di ‘mmernu” ( con le perturbazioni di agosto inizia l’inverno).
Come soleva dire un caro amico, che non è più tra noi, il Sig. Andrea Isca originario di Martogna, un piccolo villaggio alle falde del Monte Erice, “per fare un proverbio non bastano dieci generazioni” un’affermazione che ci fa intravedere una secolare  imperturbabilità climatica che faceva coppia con una pari immobilità sociale.
Ad un certo momento, difficilmente individuabile con certezza, qualcosa comincia a cambiare nell’avvicendarsi delle stagioni, non piove più a ferragosto e il pallido e piovoso autunno, lentamente, si trasforma sempre più nel prolungamento dell’estate, fino a che, negli ultimi anni, trascorrere il Natale in maniche di camicia è diventata la normalità.
Poi si scatena l’inverno e per quanto tempo? Non si sa! 
Quest’anno (2015) alla data odierna, 07 di aprile, è ancora inverno.

- Temp. min. 7 °C; - Temp. max 14 °C; - vento da nord 32 km/h

I fenomeni sono sempre più violenti, venti da ciclone, piogge torrenziali che si alternano  velocissimi a giorni di assoluta normalità stagionale.
Ai pri mi di marzo, quando la primavera sembrava alle porte, siamo stati indotti in errore e abbiamo alimentato con candito, applicando la regola che prescrive una stimolazione della covata a partire da 45 giorni dalla prima fioritura produttiva prevista, nel nostro caso sulla o arancio.
Ebbene, questa volta non è andata così, nel mese di marzo gli alveari hanno consumato il candito non per crescere ma per sopravvivere e in più consumando tutte le scorte di miele e polline; adesso per non correre il rischio di una morte per fame siamo costretti a continuare ad alimentare.
Nonostante la bassa temperatura, le piante, regolandosi con il fotoperiodo, hanno maturato i boccioli florali e, come è già successo quest’anno con il mandorlo prima e con i fruttiferi dopo, al primo rialzo della temperatura avremo un’esplosione di fioritura che le api utilizzeranno, clima permettendo, non per accumulare il miele nei melari ma per ricostituire le scorte e alimentare la covata.
Se tutto andrà bene cresceranno sulla fioritura e non per la fioritura, esattamente il contrario di quello che si voleva; le basse temperature non favoriscono la produzione del nettare ed è probabile che il raccolto sia appena sufficiente a mantenere i vita gli alveari.


pesco in fiore

ape su susino 







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