venerdì 31 ottobre 2014

Costi storici attualizzati, valenza economica dell'apicoltura da reddito.

Essendo in prima linea, per il ruolo di rappresentanza assunto, constatiamo giornalmente una forte e crescente richiesta di istruzione in apicoltura in particolare tra i giovani. Sicuramente dietro questa richiesta c’è la spinta del perdurare della difficile situazione economica generale, sono in tanti a cercare la soluzione in un’attività autonoma, magari a sostegno di un reddito precario, nella prospettiva di una possibile fonte reddituale più stabile e soddisfacente.

Va da se che ricorre, parallelamente alla richiesta, la domanda: si può vivere di apicoltura?
Premesso che la domanda è antica tanto quanto la stessa apicoltura, infatti se ne ha traccia nella letteratura di tutti i tempi, la risposta è soggetta a molte condizioni e articolazioni di tipo soggettivo, ambientale e sociale per cui, non è semplice trovare una risposta che abbia valore di certezza.
Si può fare un tentativo legando la valutazione reddituale ai costi di impianto e alla produzione lorda vendibile, in epoche storiche diverse e esprimendo i valori economici in moneta attuale (Euro).
Tutti gli autori di testi di apicoltura, trattati o semplici manuali, in particolare quelli pubblicati prima della seconda guerra mondiale, hanno voluto dare conto della redditività di questa attività, riportando, alle volte succintamente, un elenco di costi certi e di ricavi presunti ed in ogni caso hanno prospettato un risultato positivo.
Nel volere confrontare i dati storici con la moneta corrente, sorgono non poche difficoltà, sopratutto per i secoli diciottesimo e diciannovesimo durante i quali l'Europa geo-politica è caratterizzata dalla presenza di numerosi staterelli ciascuno con una economia e moneta sua propria.   
Ci viene a sostegno una pubblicazione  "valore corrente delle monete del regno delle due sicilie"


che riporta anche un'ampia rassegna delle monete correnti nei numerosi stati italiani ed il valore di cambio con la lira italiana imposto dai piemontesi nell'anno 1861.  
Nel volere rileggere i dati storici sul costo dei materiali e delle attrezzature necessarie per un impianto apistico e attualizzando questo costo ci ritroviamo un preciso dato di convenienza.

Nel bollettino “L’Apicoltore”, organo ufficiale dell’Associazione Centrale d’Incoraggiamento per l’Apicoltura in Italia,  anno primo 1868, pag 256, si fa riferimento ad un'arnia Dzierzon, a favi mobili, i costi sono espressi in franchi  e qui sorge un dubbio; l'autore Dott. Angelo Dubini parla di franchi per antica abitudine riferendosi in effetti alla moneta corrente, la nuova lira italiana, o si riferisce effettivamente ai franchi francesi?
una nota dal sito "L'Unità d'Italia”, nella pagina  -l’unità d’Italia attraverso le monete,


qui di seguito riportata chiarisce il dubbio:
<< Per quanto riguarda la monetazione metallica, nel 1859 si potevano distinguere sei zone monetarie. Nelle prime due, il Regno di Sardegna e il Ducato di Parma, si adottava il sistema bimetallico (oro e argento) su base decimale, e le unità monetarie fondamentali, la lira nuova di Piemonte e la lira nuova di Parma, erano entrambe identiche nel peso e nel contenuto di metallo pregiato (così detto “titolo”) al franco francese. Come quest’ultimo, pertanto, esse erano rappresentate da monete d’argento dal peso di 5 grammi e 900 millesimi di fino >>
Per tanto è comprensibile l'identificazione nominale tra la lira ed il franco.

Per il fattore di attualizzazione, si fa  riferimento alla tabella pubblicata da 


che,rivalutata a partire dal 1868 fino all'anno 2014, vale 7642,667 (coefficiente di rivalutazione 9263,8388)
Ritornando a quanto pubblicato dal Dott.Angelo Dubini su L'APICOLTORE del 1868 abbiamo i seguenti costi:
Arnia Dzierzon con telaini Franchi                                  8,98               attualizzato €    43,06
Affumicatore con soffietto Franchi                                  6,00                   ""      ""    €     28,71
Smelatore orizzontale centrifugo Franchi                      12,50                   ""      ""   €     54,81    
Attrezzi minuti, compreso velo con cordino Franchi       7,35                 ""       ""    €      35,89
                                                      In Totale    Franchi    34,83                               €    162,47
Produzione di miele per alveare a favo mobile/anno = Kg 17,9 (media su tre anni consecutivi ), testo citato pag. 72
Nel 1880 i fratelli Roda (TO) riportano un prezzo per il miele da 1,4 a 1,67 Franchi il Kg, valore medio 1,54 attualizzato a € 5,98
Valore della produzione Kg 17,9 * € 5,98 = € 107,04 ricavo lordo vendibile (65,88 % della spesa di impianto)

Impianto alle condizioni attuali (valori desunti da cataloghi correnti anno 2014)
arnia cubo con 10 telaini                                                                                        €     80,00
affumicatore a soffietto                                                                                          €     17,50
smielatore radiale manuale (inox) per 9 favi                                                         €   300,00
leva                                                                                                                        €       8,70
guanti                                                                                                                     €     12,50
maschera velo a cappello                                                                                       €     33,90
                                                                                         In Totale                        €    452,26

Considerando una resa media di 45 Kg (circa tre melari), per arnia stanziale, ad un prezzo medio di € 8,00 il Kg, si ha un ricavo lordo di € 360,00 (79,6 % della spesa di impianto).
Da questa analisi storico-economica sembra che l’allevamento delle api è oggi più conveniente che nel 1880, quando era considerata già conveniente anche considerando i maggiori costi relativi di impianto attuali, tutte le approssimazioni adottate nei calcoli valutari e la soggettività dei dati storici rinvenuti.
Ben più interessante se consideriamo che, nella realtà, i costi iniziali dell’attrezzatura vengono spalmati sulla conduzione di un maggior numero di alveari la cui produzione globale migliora il rapporto resa/investimento.

Cosa c’è o dovrebbe continuare ad essere costante nel tempo?
La risposta è semplice: la competenza, la passione, il rispetto delle api e la voglia di lavorare; come in tutte le attività.


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